lunedì 11 luglio 2016

La grande maratona oculistica

Oggi è stata una giornata campale in tutti i sensi.
I pazienti erano davvero tantissimi per tutti.
Oggi iniziava il suo servizio anche il nuovo chirurgo italiano Massimiliano, che in realtà aveva già fatto molto in sala sia sabato che ieri, ma che oggi si è trovato una marea di appuntamenti per ricovero ed intervento.
E' poi anche iniziata la grande maratona oculistica: la risposta della gente è stata veramente impressionante: gli oculisti hanno visitato fino a 200 persone e poi hanno deciso di rimandare a domani le visite per tutti coloro che avevano un numero d'ordine superiore a questo.
Hanno anche eseguito 20 interventi di cataratta.
Tutto questo ha comportato un monteore di lavoro enorme, sia per chi era direttamente incaricato delle visite e degli interventi chirurgici, e sia per coloro che hanno dovuto occuparsi della gestione
delle folle e di tutti gli aspetti prettamente logistici...anche trovare un letto per gli operati non è stato semplice.




Oggi è stata una giornata pesante ed anche un po' stressante, ma, alla fine, quello che conta è soprattutto il bene dei pazienti che oggi per la prima volta a Chaaria hanno potuto essere operati di cataratta.
Andiamo a letto stremati, pronti a ricominciare domani con ritmi simili nella seconda giornata della nostra maratona oculistica.
Domani ci aspettano anche grossi interventi chirurgici, e ci aspettiamo che la situazione sarà ancor più difficile di quella di oggi.
Ma un ospedale pieno come oggi è per noi la gioia più grande.

Fr. Beppe Gaido

 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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