...e suona il telefono.
Ero così profondamente
addormentato che non riuscivo neanche a raccappezzarmi dov’ero.
“Corri, la bambina di
Harriet sta malissimo”
L’avevamo ricoverata
verso le 19.30 per convulsioni febbrili.
Avevamo instaurato la
terapia antimalarica, quella antipiretica ed una copertura antimeningitica
profilattica.
Le convulsioni registrate
all’ammissione in reparto erano cessate con del paracetamolo per retto che
aveva abbassato la febbre di questa piccolina di sei mesi appena.
Erano le 23 quando ero
andato a letto con il mio carico di ansia, in quanto avevo lasciato in sala
parto una gravida che sembrava non procedere bene con il travaglio.
Non avevo però visto
indicazioni immediate al cesareo elettivo ed avevo deciso di attendere e di
darle tempo.
La chiamata delle due
pensavo davvero che fosse collegata a quel possibile cesareo, ed invece era la
bimba di Harriet che aveva ripreso con le convulsioni parziali causate da
febbre altissima che non riuiscivamo a far scendere.
Harriet è una nostra
infermiera, e lo so bene per esperienza quanto difficile sia assistere i
colleghi: arrivato in ospedale ho visto proprio tutto il personale della notte
nella sua stanza di isolamento.
Le altre donne della
pediatria poi, ovviamente tutte sveglie, avevano deciso di collaborare con una
preghiera intensa e molto chiassosa,dal sapore intimamente protestante: era
difficile addirittura ascoltare il torace della bambina perchè la mamma
piangeva inginocchiata per terra, lo staff della notte singhiozzava insieme
alla madre, mentre tutte le pazienti della pediatria intonavano preghiere
urlate a squarciagola che mi toglievano quel poco di concentrazione che potevo
raccimolare a quell’ora della notte.
Ho prescritto comunque le
mie terapie cercando di stare calmo di fronte a manifestazioni religiose che
avverto lontane dalla mia sensibilità personale... e la febbre è scesa: di
tanto in tanto un braccino aveva ancora delle scosse tonico-cloniche, ma il
quadro convulsivo sembrava in risoluzione.
Non avendo altro da
prescrivere ed avendo davvero espresso il massimo delle mie conoscenze
terapeutiche, mi sono sentito autorizzato ad andare a letto, affidando la
piccola a Dio ed ai farmaci a nostra disposizione.
E’ sempre difficile per
me prendere sonno dopo una chiamata notturna, ma forse mi stavo quasi abbioccando
quando è suonato nuovamente il telefono: mi aspettavo che fosse ancora il
reparto per la solita bimba, ed invece era la missione di Gatunga.
La suora mi informava che
avevano messo in ambulanza una donna che avrebbe quasi certamente avuto bisogno
di un cesareo: al telefono sono stato calmo e gentile, ma mi chiedo sempre
perchè telefonarmi due ore prima dell’arrivo dell’ambulanza...tanto, tutti lo
sanno che la nostra sala è sempre pronta per le emergenze. Se non mi avessero
chiamato adesso per poi richiamarmi ancora all’arrivo a Chaaria, forse ora
avrei preso sonno per almeno due ore!
Ho stentato molto ad
addormentarmi ed ho girato tanto nel letto.
Ero ancora sveglio con
gli occhi sbarrati al soffitto quando il telefono è suonato ancora: stavolta
era davvero la pediatria: “la bimba di Harriet è in gasping...corri subito...non
respira più”.
Come uno zombi mi sono
rivestito e sono ritornato in ospedale; tutti urlavano che la piccola pareva non
respirare più.
Io mi sono preparato al
peggio ma ho voluto ascoltare il cuoricino con lo stetoscopio: il cuore batteva
regolare ed il respiro, pur superficiale, era assolutamente regolare.
Probabilmente si era trattato di una apnea post crisi, ed ora la respirazione
riprendeva, seppur alcune convulsioni continuassero ad animare il braccio destro
della paziente. E’ ovvio che lo staff è emotivamente scosso e per questo privo
di autocontrollo e di senso critico nelle decisioni cliniche.
La glicemia era normale,
la malaria positiva, mentre gli elettroliti dimostravano ipopotassiemia.
La terapia antimalarica
già l’avevamo instaurata, ma ho aggiunto del potassio endovena, considerando
che uno squilibrio elettrolitico possa essere in sè causa di convulsioni.
Alle 5 poi è arrivata finalmente
la mamma di Gatunga che io ovviamente dovevo visitare: naturalmente quindi sono
stato nuovamente chiamato da letto, un letto sul quale comunque non avrei preso
sonno affatto.
Tornando in ospedale ho
visto che la bimba di Harriet continuava ad avere “twitchings” comiziali, ma
nel frattempo si era persa la vena.
Non sarei stato in grado
di provarci ed ho deciso di svegliare Jesse che è bravissimo in questo lavoro:
infatti la vena gliel’ha ripresa in tempo di record!
In sala parto invece mi è
andata decisamente bene e me la sono cavata con un forcipe e non con un
cesareo: bimbo e mamma entrambi in buone condizioni dopo il parto, ed i tempi
di esecuzione sono stati brevissimi.
Rprovo quindi ad andare a
letto: voglio starci fino alle 8.
Il Signore capirà se non
vado a pregare e se salto la Messa.
Invece ancora una volta
suona il telefono quando sono circa le 7.
Stavoltà è la maternità:
qulella donna che avevo lasciato in sala parto ieri sera con segni di mancata
progressione del travaglio ancora non ha partorito. Non ci sono alternative e
bisogna fare il cesareo.
Con una nottata così ed
una giornata piena di pazienti e di interventi chirurgici, certo oggi sarà
durissima!
PS: questa sera (ore 23
locali) la bimba di Harriet è molto migliorata. E’ ancora soporosa e viene
alimentata con sondino nasogastrico, ma non ha più febbre nè convulsioni.
Speriamo che ce la faccia!
Io non ce la faccio più e
spero davvero che stanotte non mi chiamino.
Fr Beppe
1 commento:
POVERO BEPPE, CHE NOTTE! AUGURI ALLA PICCOLA. PS HO CLICCATO POCO INTERESSANTE OVVIAMENTE X SBAGLIO
Posta un commento