lunedì 3 ottobre 2016

Gli abbiamo salvato la vita

Nicholus e' arrivato a Chaaria questa sera verso le 18. Ero appena uscito di sala per l'ultimo intervento. 
Il nostro clinical officer Erick mi ha presentato il caso e mi ha detto che secondo lui non era urgente. Il paziente era stabile e non aveva molto male. 
Erick mi ha riferito che il paziente era stato assalito da una mucca inferocita il giorno precedente e che aveva riportato un trauma chiuso dell'addome.
I traumi addominali non mi lasciano mai tranquillo e, nonostante la stanchezza, ho deciso di fare una ecografia urgente.
L'esito e' stato subito allarmante. Una quantita' enorme di sangue in cavita' addominale, anche se non ero riuscito ad identificarne la causa. L'emocromo urgente ha confermato che si trattava di un caso molto serio in quanto l'emoglobina era di appena 5 grammi. Evidentemente il paziente aveva una emorragia interna e bisognava operarlo subito. Abbiamo fatto le prove crociate per due sacche di sangue che fortunatamente avevamo in emoteca e siamo corsi in sala. 
Era una rottura di milza ed e' stato purtroppo necessario procedere a splenectomia. Il malato ha ricevuto una sacca di sangue in sala ed una in reparto appena dopo l'intervento. Ora e' stabile e sta benino.


Credo che davvero gli abbiamo salvato la vita in quanto una emorragia da rottura di milza uccide molto in fretta. 
Non oso neppure pensare a quello che avrebbe potuto succedere se io avessi deciso di essere troppo stanco ed avessi posticipato l'ecografia a domani.
Ma, tutto e' bene quello che finisce bene.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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