martedì 1 novembre 2016

Ci sono giorni un po' difficili

Forse lo diventano per il semplice fatto che in questo periodo soffro di insonnia e non so neppure perchè: tensione? Superlavoro?
Ero sveglio da un po' questa notte quando alle 3 mi hanno chiamato per un forcipe in sala parto.
Sono stato contento di aiutare quella mamma, che è anche una persona a me cara oltre che un membro del nostro staff: contento di esserle stato vicino nel momento della nascita della sua bambina, e contento soprattutto perchè è andato tutto più che bene e la bimba a pianto subito.
Non dimenticherò facilmente il sorriso di quella mamma, quando l'ho salutata e lei mi ha detto un grande e sentito GRAZIE.
Poi però addormentarmi nuovamente è stato un problema e stamattina avrei riposato volentieri quando invece era tempo di andare a messa. Poi è ricominciato il vortice di sempre. La giornata è stata molto  impegnativa, con lavoro intenso in due sale operatorie.
Tra l'altro oggi ho fatto due tiroidectomie da solo, e questo è un successo in se stesso, e dovrebbe bastarmi a dare un senso positivo alla mia giornata. Ma poi le cose hanno iniziato ad andare un po' per i fatti loro: la lista operatoria non è proceduta come si sperava. I pazienti ambulatoriali erano troppi; acevo fatica a coordinare. 




iù volte oggi ho avuto la sensazione che le cose mi sfuggissero di mano. Vado quindi a letto un po' giù di corda e spero di dormirci sopra e di
riprendermi domattina con nuovo entusiasmo. 
Forse Chaaria in questo momento è al di sopra delle mie forze ed a volte non riesco a star dietro alla montagna di problematiche che si presentano tutte insieme.
Devo comunque accettare anche che ci siano delle giornate con le batterie un po' scariche come oggi, sperando di essere più sereno domani.
Devo pensare a tutte le persone che abbiamo aiutato, e non ai miei piani che forse non sono andati proprio come avrei desiderato.
Soprattutto devo accettare la stanchezza ed il mio limite umano.


Fr Beppe

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....