giovedì 8 dicembre 2016

Siamo stati la sua casa per un giorno

Forse approfittando della grande confusione di questi giorni di sciopero, qualcuno, ancora una volta, ha abbandonato un handicappato mentale grave nella sala d’attesa dell’ospedale.
Era martedì sera!
Ce ne siamo accorti solo verso le ore 21, quando finalmente, terminata l’incredibile coda dei pazienti, lo abbiamo visto seduto su una panca.
Ci ha subito colpito il fatto che fosse scalzo, e che i suoi piedi fossero completamente infestati da pulci penetranti.
L’altra cosa davvero inusuale è stato il fatto che si era già fatto la pipì addosso: come mai non è andato al gabinetto?
Abbiamo provato a parlargli ed a chiedergli quale fosse il suo problema, ma non abbiamo ottenuto risposte.
Lui continuava a fregarsi le dita ed a guardare il pavimento.
Non ci è voluto molto a capire che si trattava di un handicappato mentale di grado piuttosto severo.
Non parlava, non sapeva rispondere a domande semplici neppure in Kimeru, e viveva in un mondo tutto suo.
Le sue condizioni igieniche, e lo stato del suo abbigliamento ci hanno chiaramente indicato che fosse una persona davvero povera, o quantomeno del tutto abbandonata.
Ecco quindi la storia che si ripete: di nuovo un Buon Figlio abbandonato in ospedale...ne abbiamo una certa esperienza!


Con Giancarlo abbiamo subito pensato che sarebbe stato molto difficile fare ricerche sulla sua famiglia: nessuno pareva aver notato chi avesse portato quella persona in ospedale!
Il primo pensiero è stato quello di dargli un posto da dormire in ospedale: il centro Buoni Figli è pieno e non ci sarebbe stata possibilità di portarlo su con gli altri ragazzi...anche se sarebbe stata la soluzione migliore.
Gli abbiamo quindi dato un letto; gli abbiamo fatto una doccia generosa, e lo abbiamo rifocillato.
Non pensavamo che fosse malato.
Eravamo certi che fosse semplicemente stato abbandonato perchè a casa dava fastidio!
Credevamo che Chaaria fosse stata usata come una specie di discarica dove buttare questo scarto della società e questa zavorra per la famiglia.
Il primo impegno sarebbe stato quello di togliergli pian piano le pulci penetranti, e poi avremmo pensato ad una sistemazione migliore qui in Missione anche per lui, nel caso molto probabile in cui la polizia non avesse trovato i suoi familiari.
Il Signore aveva però altri piani per questa povera personcina abbandonata ed innocente, ed oggi lo ha chiamato a sè.
Siamo rimasti senza parole quando abbiamo saputo che era morto.
Non sapevamo che fosse malato...ma lui ci ha comunque lasciato... e forse ha finito di soffrire.
Non abbiamo avuto tempo di togliergli le pulci penetranti, ma gli abbiamo dato un tetto, un letto, del cibo in abbondanza...almeno per in giorno ed una notte.
Ora lui è in Paradiso e certamente sarà contento della nostra accoglienza in questo momento di grande crisi per il nostro ospedale.
Non sappiamo neppure come si chiama...allora mi viene da chiamarlo Angelo.
Angelo è stato a Chaaria solo 24 ore, ma non gli abbiamo chiuso la porta in faccia: gli abbiamo aperto il nostro cuore!
Ora però tu prega per noi, piccolo Angelo del Paradiso!

Fr Beppe



Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....