venerdì 31 marzo 2017

Ancora stiamo sperando

Era un gozzo enorme…il più grande che avessi mai visto.
La paziente era già dispnoica ed assolutamente lo voleva togliere perchè di notte non riusciva neppure a respirare.
Con tanta paura ma con determinazione e coraggio l’abbiamo operata oggi.
L’intubazione è andata stranamente bene e l’intervento è proceduto velocemente, contro ogni aspettativa.
Abbiamo tolto una tiroide grande come un fegato.
I problemi però sono iniziati all’estubazione: malacia tracheale?
Contusione dei nervi ricorrenti?
La paziente non ha ripreso a respirare normalmente, non aveva alcun stimolo della tosse, ed abbiamo dovuto farle una tracheotomia d’urgenza.
Sono seguite ore tremende, in cui la donna è andata per due volte in arresto cardiaco ed è stata ripresa “per i capelli” da Federica con massaggio cardiaco.
Sono trascorse ormai sette ore dalla fine dell’intervento.


La malata si è svegliata, ma ancora desatura se la stacchiamo dall’ossigeno.
Abbiamo quindi sacrificato la sala piccola e l’abbiamo trasformata in micro-rianimazione.
Questa notte ci daremo il cambio e la veglieremo: bisognerà aspirare le secrezioni dalla cannula e controllare la pervietà delle vie aeree; occorrerà monitorare la saturazione dell’ossigeno e tenere d’occhio le sue condizioni generali.
Oggi pomeriggio ero totalmente disperato; ora ho qualche barlume di speranza.
Spero e prego che la paziente si riprenda e che pian piano riusciremo a svezzarla dalla tracheostomia.
Credo che oggi tutti abbiamo perso dieci anni della nostra vita.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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