venerdì 21 aprile 2017

Uno stacco dalla routine

Carissimi amici e lettori, 
Sono a Nanyuki dove si tiene la conferenza scientifica della Kenya Medical Association. 
Sono stato molto in dubbio se partecipare o meno, visto il lavoro molto esigente dell'ospedale in questo periodo: infatti abbiamo estrema carenza di personale causata sia da nuove defezioni di infermieri, sia da un lutto in famiglia per la nostra clinical officer Fridah, sia da un corso sul cancro che ha coinvolto la partecipazione di Evans, nostro clinical officer responsabile della pediatria.
Le ragioni per cui ho deciso di venire sono essenzialmente due: la prima e' che il congresso mi dara' dei punti ECM he mi sono essenziali per il rinnovo della licenza con l'ordine dei medici; la seconda e' rappresentata dal fatto che non avevo staccato per niente dopo lo sciopero e mi sentivo un po' stanco e svuotato. 
Avevo assolutamente bisogno di una pausa: in se' devo ammettere che i contenuti non sono il massimo e che a volte il convegno e' anche noioso, ma rappresenta comunque uno stacco dalla routine ed una occasione per ritornre a Chaaria ricaricato e lucido. 
Sono venuto a Nanyuki sereno perche' ho lasciato a Chaaria un bel team di colleghi: c'e' infatti Filipo che copre la maternita' e la ginecologia, la Dr Apophie che mi sostituisce come responsabile e si occupa di medicina e chirurgia, e la Dottoressa Makandi per l'ortopedia.


Il congresso finisce domani con il pranzo e ritorno subito a Chaaria per essere disponibile entro sera e liberare la Dottoressa Apophie. 
Qualcosa comunque si impara sempre, e non credo che il congresso sia stato una perdita di tempo.
Ringrazio di cuore anche Fr Giancarlo che si e' sobbarcato tutto il peso dell'ospedale in mia assenza.
Sono contento di aver rotto la routine, e sono ancor piu' contento di tornare domani.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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