mercoledì 16 agosto 2017

Scelte dolorose

Mi ha sempre colpito, nei libri di Gino Strada sulla medicina di guerra, la lugubre necessita’ di dare codici ai pazienti, in modo da non perdere tempo su quelli che hanno ferite lievi o su quelli che comunque non sopravviverebbero all’intervento, cosi’ da concentrare le poche risorse ed energie su coloro che si spera possano sopravvivere.
Naturalmente noi a Chaaria non facciamo alcuna selezione secondo codici e cerchiamo di aiutare tutti, ma le circostanze sovente lo fanno per noi.
Ieri sera ero stravolto da una giornata senza soluzione di continuo.
Dopo le 19 pero’ sono arrivati due addomi acuti quasi contemporaneamente.
Bisognava operare d’urgenza!
Entrambi erano molto gravi e per me si poneva il problema di chi operare per primo.
Ho deciso di intervenire dapprima sul piu’ giovane: era grave pure lui, ma la sua riserva vitale mi sembrava migliore.
Il secondo, sulla cinquantina, era proprio grave e quasi incosciente…avevo la tentazione di non operarlo affato e di ritenerlo perso, ma anche questa decisione mi pesa davvero troppo. Ecco perche’ ho comunque detto di prepararlo per la sala: ero stremato, ma non sarei comunque riuscito a dormire se non avessi tentato il tutto e per tutto per lui.


La laparatomia sul giovane paziente e’ stata complessa: era un volvolo del tenue con ischemia e necrosi di un gran tratto di ileo. Ho dovuto eseguire un’ampia resezione intestinale con susseguente anastomosi ileo-colica.
Ero stanco ma soddisfatto…per altro, oggi il paziente sta andando davvero bene nel primo giorno post-operatorio!
Uscito di sala dopo le 21, sapevo di dover affrontare un’altra chirurgia simile. Ero stanco ma determinato.
La natura pero’ aveva gia’ fatto le sue selezioni ed il secondo paziente era morto di morte naturale prima che io terminassi l’intervento precedente: “meglio cosi’- ho pensato- perche’, se fosse deceduto sul tavolo operatorio, quasi sicuramente i parenti avrebbero dato la colpa a me”.
Selezione naturale?
Situazione insostenibile a Chaaria?
Il fatto e’ che quello che Gino Strada racconta (mi pare in “Pappagalli Verdi”), noi lo viviamo ogni giorno, nostro malgrado.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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