martedì 15 agosto 2017

Ferragosto?

Oggi giornata tremenda, dal mattino presto alla sera tardissimo.
Non un minuto di tregua; tantissimi pazienti ed emergenze in continuita’.
In Kenya il ferragosto non c’e’ e l’Assunta non e’ una festa riconosciuta, per cui oggi e’ stata una giornata lavorativa a tutti gli effetti…lo sciopero poi ha fatto il resto per trasformare anche oggi in qualcosa di invivibile.
Quello che spesso sperimentiamo in questi mesi di confusione, congestione e superlavoro e’ la carenza di spazio, non solo nei reparti ed in maternita’, ma anche per esempio in sala operatoria.
Capita praticamente tutti i giorni che due sale operatorie non ci bastino piu’: i pazienti in lista di attesa sono troppi e stanno giorni in ospedale prima dell’intervento, anche se operiamo pure il sabato e la domenica.
In questo periodo la Provvidenza mi ha mandato come aiuti la dottoressa Makandi e la dottoressa Apophie. 
La situazione normale e’ che la dottoressa Makandi occupi da mattina a sera la sala grande per l’ortopedia, mentre la dottoressa Apophie lavora in sala piccola per altri interventi che lei sa fare. Il personale di sala e’ tirato al massimo tra le due sale operatorie.


Quando capita che c’e’ un raschiamento per aborto incompleto, io lo faccio in sala parto perche’ non ho sale libere; ma non ho neppure staff, per cui mi aggiusto da solo per l’anestesia e mi faccio aiutare dale infermiere di sala parto.
Altri piccoli interventi li eseguo sulla barella del mio ufficio insieme ad Hella (agobiopsie ecoguidate, suture), ma poi capitano le giornate come oggi: la dottoressa Makandi aveva sei fratture impegnative e lunghe da operare; in sala piccola c’erano ben nove cesarei consecutivi…ed allora che cosa succede? Ovviamente la maggior parte dei pazienti in lista per la sala piccola deve essere posticipata.
Se poi, come oggi, arriva un’emergenza grave per un addome acuto, la posponi a sera tardi perche’ sai che comunque tu non devi andare a casa a Meru come la dottoressa, ma sei qui di giorno e di notte…mi dispiace comunque che il personale di sala lo devo trattenere!
Quando la dottoressa Makandi finisce e’ in genere il momento in cui io comincio a fare chirurgia generale, che di giorno ho tralasciato non avendo una sala libera. 
Ci mancano gli spazi, ci mancano le persone, e soprattutto ci mancano le forze. Siamo davvero stremati!
Il dr Nyaga ci dice che dovremmo fare turni di sala anche di notte per cercare di finire le liste infinite che abbiamo, ma siamo troppo pochi e non abbiamo personale a sufficienza per fare questo. 
Non siamo abbastanza ne’ in sala ne’ in sterilizzazione. Lavorare piu’ di quanto facciamo sarebbe un suicidio, in quanto gia’ siamo allo stremo.
E’ frustrante comunque quando hai una frattura appena incominciata in una sala, un’isterectomia all’inizio nella seconda sala, e ti chiamano con urgenza per un prolasso di cordone…sai che il cesareo sarebbe urgentissimo, ma tu non hai ne’ sala, ne’ personale a sufficienza per rispondere a questa emergenza arrivata nel momento sbagliato.
Queste sono le nostre angosce anche il giorno di ferragosto.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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