mercoledì 27 settembre 2017

L'indotto di Chaaria

Quando è iniziato l'ospedale, negli anni tra il 1998 ed il 2000, i dintorni della missione erano praticamente disabitati.
Ricordo che davanti al dispensario non c'era alcuna abitazione. C'era invece un enorme albero secolare sotto la cui ombra alcune donne vendevano del porridge locale che veniva tenuto in grosse fiasche di zucca.
Nel tratto di strada tra l'ospedale e Chaaria Market non c'era neanche una casa, e naturalmente non c'era neppure l'ombra dei tanti chioschetti e negozietti che ora lo popolano.
Le strade verso Meru erano pessime, e soprattutto non c'erano mezzi di trasporto: c'era una antiquata fuoristrada land rover che andava a Meru il mattino presto ed un'altra che tornava la sera tardi.
Ovviamente era sempre sovraffollata, e la gente doveva addirittura salire sul tetto della vettura o attaccarsi ai paraurti. Perso quel matatu, eri fritto, se non avevi un'auto privata. L'unica alternativa era quella di tornare a piedi.
Poi l'ospedale è gradualmente cresciuto; abbiamo assunto sempre nuovo personale; i pazienti sono aumentati a dismisura.


Ed ecco che l'indotto dell'ospedale ha iniziato ad essere sempre più significativo: molto del nostro personale qualificato non è di Chaaria, e quindi rapidamente c'è stato un boom edilizio per la costruzione di un numero sempre più elevato di monolocali da dare in affitto ai nostri dipendenti.
Avere 400 pazienti ambulatoriali ogni giorno ha aperto delle opportunità di business insperate, che hanno portato alla nascita di un numero crescente di piccoli esercizi commerciali lungo la strada, per la vendita di bibite, snacks, carta igienica, vestitini per neonati, e via dicendo.
Siccome i nostri malati vengono da molto lontano ed a volte sono accompagnati da parenti che poi troverebbero più costoso tornare a casa piuttosto che attendere per la dimissione del congiunto, pian piano si è formata anche una piccola attività alberghiera in cui i parenti possono avere una sistemazione tipo bed and breakfast.
Può sembrare di cattivo gusto, ma addirittura è iniziata una attività per il costruzione di casse da morto: purtroppo anche a loro il lavoro non manca.
Tutte le nuove costruzioni ed espansioni dell'ospedale sono state eseguite da una piccola ditta di Chaaria che usa solo manodopera locale. anche qui quindi abbiamo portato molti nuovi posti di lavoro.
E che dire dei trasporti?Ora abbiamo matatu che provengono da ogni parte e che affollano l'area antistante il cancello dell'ospedale dal mattino alla sera, senza contare le decine di persone di Chaaria che sopravvivono con l'attività di mototaxi.
All'inizio vedevamo centinaia di biciclette parcheggiate in cortile; oggi notiamo un numero simile di motociclette.
Certamente l'ospedale ed i buoni figli sono una benedizione per moltissimi.
Anche da quest'ultimo punto di vista Chaaria è nuovamente una grande benedizione per la gente dei dintorni, che al momento trova in noi l'unica fonte di guadagno e di impiego lavorativo.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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