sabato 18 novembre 2017

Ancora tripletta

Non e' un evento davvero eccezionale per Chaaria, ma e' pur sempre molto emozionante.
Anche a settembre scorso ne avevano avuta una. Sapevamo di questa tripletta da alcuni giorni.
La donna era ricoverata in maternita' e le abbiamo fatto l' ecografia subito dopo l'ingresso.
La presentazione era complessa in quanto un feto era trasverso, uno era podalico e l'altro cefalico.
La donna non era completamente a termine...era infatti sulle 34 settimane, ma il pancione era enorme. 
Non riusciva neppure a stare coricata e spesso le mancava il fiato anche per sforzi minimi. 
Le sue gambe cominciavano a diventare gonfie.
Le abbiamo parlato e le abbiamo detto che non sarebbe mai riuscita ad arrivare al termine di gravidanza. 
Le abbiamo proposto la terapia per la maturazione polmonare dei bimbi ed abbiamo programmato il cesareo per oggi.
Date le presentazioni dei nascituri, il parto spontaneo era fuori discussione...d'altra parte la donna era anche primipara.
Stamattina poi ha iniziato a contrarre ed il cesareo e' diventato urgente.
A causa del pancione enorme, temevamo molto per la spinale che invece e' venuta bene e senza darci problemi.


Abbiamo fatto l'operazione senza stress. Anestesia perfetta, donna stabile e sempre sorridente, bambini in buon stato di salute dopo il parto.
Si trattava di due maschietti (I piu' grandi...sui due chili di peso corporeo), e di una femminuccia, molto piu' piccola...sul chilo e settecento grammi.
I maschietti stanno benissimo e sono gia' con la mamma, mentre la femminuccia e' in incubatrice con l'ossigeno...anche a lei auguriamo un pronto recupero ed una crescita costante.
Dopo il cesareo la mamma era alle stelle e non finiva piu' di ringraziarci. 
Ieri non aveva figli, ed oggi ne ha gia' tre.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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