mercoledì 27 dicembre 2017

Buon Natale da Francesco

Ciao Beppe,
Sono ormai passati 4 mesi da quando io e Sara abbiamo lasciato Chaaria e non c'è giorno in cui non pensi a te, a Fra Giancarlo, a Suor Anna, a Celina, Evangeline, Mama Sharon e tutti i pazienti e le persone che lavorano lì con te. 
In questi mesi ho pensato tanto a questa fantastica esperienza che mi hai dato la possibilità di vivere e il rientro in Italia non è stato per nulla facile. 
Ho passato i primi periodi chiuso in me stesso, senza voglia di raccontare nulla a nessuno, inadatto e fuori luogo rispetto al mondo che mi circondava. Facevo fatica, dopo tutta la sofferenza a cui
avevo assistito, a pensare di poter trovare qualcuno che mi potesse comprendere o solo immaginare quello che gli raccontavo e quindi ho preferito all'inizio non raccontare nulla, limitandomi a “tutto bene, è stata un'esperienza fantastica” e sviando così la conversazione. 
D'altronde come potevo immaginare che le persone a casa capissero cosa vuol dire vedere un bimbo di 11 anni morire di rabbia attaccato ad un letto senza che tu possa far nulla, o vedere una donna nel fiore degli anni completamente ustionata dal marito, o ancora un bimbo (che potrebbe essere un tuo fratellino) con una ferita d'arma da fuoco che probabilmente non camminerà mai più. 




Poi pian piano ho cominciato a metabolizzare la cosa e ho capito che era giusto aprirmi, raccontare e far scoprire a tutti il mondo fantastico in cui ho vissuto per 20 giorni, i sorrisi dei bambini alla vista di una semplice caramella, l'amore incondizionato delle madri nei confronti dei propri neonati, il lavoro estenuante a cui tu, suor Anna, Fra Giancarlo e tutto il tuo staff siete quotidianamente sottoposti senza avere la minima idea di cosa sia una domenica o un attimo di riposo, tutto condito sempre però da un'amore che valica ogni limite e che supera anche la più fervida delle immaginazioni. 
Aver fatto parte di tutto ciò è stato un onore e non smetterò mai di ringraziarti. Ciò che mi ha colpito di più di Chaaria è stata la forza con cui tutte le persone di questa terra affrontano le avversità: sono un inno alla gioia e hanno la capacità di insegnarti davvero le cose che contano.
Penso di essere inevitabilmente cambiato dopo questa esperienza. Mi avete insegnato che cos'è lo spirito di servizio, l'amore, il sacrificio, la gratitudine ma soprattutto che si può essere molto più sereni e felici nel vivere con poco o nulla rispetto a tutti i confort a cui siamo solitamente abituati: la quiete delle notti stellate di Chaaria non ha paragoni! Spero un giorno di poter diventare anche solo la metà dello splendido medico e persona che sei tu.
Il mio pensiero quindi non può che essere rivolto a voi in questo giorno di Natale. Vi auguro davvero col cuore di passare tutti insieme un giorno di pace e serenità, sperando di tornare il più presto a trovarvi ed aiutarvi.
Nel frattempo in questi giorni vi manderò un contributo, che se pur piccolo, viene dai miei regali di natale che ho deciso di condividere con voi.
Buon Natale dal più profondo del mio cuore, un grande abbraccio a tutti voi.

Francesco



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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