mercoledì 20 dicembre 2017

Così nascono i malintesi...

Oggi c’e’ un po’ di maretta tra il personale. Uno di loro decide di venirmi a parlare: “lo sappiamo che e’ grande il problema dei furti di medicine e materiale in questo ospedale. Sappiamo anche che tu pensi che siamo noi infermieri i responsabili. 
Ebbene, abbiamo appena ascoltato una conversazione in italiano tra te e la suora, ed e’ chiaro che non siamo noi i responsabili, ma voi due (qualcuno di noi capisce un po’ la vostra lingua e non potete sempre nascondervi usando un linguaggio straniero)”.
“Materializza le tue accuse, perche’ quello che dici e’ molto grave ed offende sia me che la mia consorella!”
“Abbiamo sentito che la sorella ti ha detto che avevate comprato 1600 confezioni di Rocefin in farmacia, ma tu le hai detto di non scrivere 1600 sulla ricevuta... bensi’ 600.
Ora ci e’ tutto chiaro: dite di aver comprato una grande quantita’ di medicine. Vi mettete d’accordo con il farmacista, in modo che il carico effettivo sia di 600 fiale, l’ospedale ne paghi 1600, vi distribuiate il bottino fra voi 3, e poi cominciate e strombazzare che i ladri sono i dipendenti, perche’ mancano le medicine dal magazzino... ma quei farmaci non sono mai arrivati!”
“La ragione per cui non ti licenzio sul tronco, anche se questo potrebbe essere un caso di diffamazione, e’ semplicemente legata alla tua onesta’. Sei stato coraggioso a dirmi le cose in faccia invece di rimuginarle e farle crescere in una castello ancora piu’ inverosimile.
In Italia abbiamo un proverbio secondo cui chi male comprende, peggio risponde. Bisogna stare attenti con le lingue straniere. 


Anche a me capitava spesso all’inizio di capire solo delle frasi isolate in un discorso in Kimeru... e poi quello che mettevo insieme spesso era l’esatto contrario di quanto la persona voleva comunicarmi. Con quanta gente ho litigato inutilmente, semplicemente per aver capovolto il significato del loro discorso.
La realta’ dei fatti e’ la seguente: il Rocefin dall’Italia era finito. La suora lo ha comprato a Meru e mi ha detto che purtroppo era molto costoso; ma essendo una medicina essenziale, lei aveva deciso di prenderlo lo stesso. Il costo e’ stato di 1600 scellini a fiale.
A questo punto ho deciso di telefonare in farmacia di persona, e, dopo una lunga mediazione, hanno accettato di mandarmi un generico indiano invece di quello importato dall’Europa. In questo modo il prezzo era molto piu’ basso. 
Quindi sono tornato dalla suora e le ho detto in italiano che, quando fosse arrivato il carico di Rocefin, il prezzo sarebbe stato 600 scellini e non 1600, perche’ avevo preferito il generico indiano. Infatti gia’ 600 scellini a fiala potrebbe essere irraggiungibile per i piu’ poveri.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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