venerdì 11 maggio 2018

Chaaria al buio

Da ormai una settimana a Chaaria manca la luce.
Il problema piu' grande e' che non riusciamo a capire quale sia il problema. Telefoniamo alla compagnia elettrica e non rispondono. 
Quando finalmente, dopo ore di tentativi, qualcuno prende il ricevitore, fa finta di non capire o di non sapere che siamo senza corrente elettrica, pur avendo parlato con noi il giorno prima.
I generatori vanno dal mattino presto a notte fonda, sia per la sala operatoria ed il laboratorio analisi, sia per la lavanderia e sia anche per la sterilizzazione. I generatori sono necessari anche per pompare l'acqua.
Di notte stiamo con I pannelli solari che spesso pero' non riescono a resistere fino al mattino. 
Quindi in ospedale si usano di nuovo le lampade a petrolio. Un cesareo notturno ovviamente implica l'uso del generatore anche nel cuore della notte.
I generatori sono stremati.
Anche domani abbiamo chiamato il team della manutenzione per fare il cambio olio e dei filtri che praticamente sono esauriti in meno di una settimana.
Le spese per il diesel sono alle stelle, come pure il disagio dell'approvvigionamento a Meru.
Qualche disagio anche per I volontari che vanno a letto e si alzano al buio e che non hanno acqua calda nella doccia. In comunita' per ora abbiamo luce dei pannelli solo in cortile. In casa usiamo le torce.


Non sappiamo quando questa emergenza energetica finira' e cio' costituisce un problema psicologico non da poco per il sottoscritto e per Giancarlo.

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....