giovedì 10 maggio 2018

Doris

Dalla parte degli ultimi, mi son sempre detto.
Quindi dalla parte di Doris. Mi chiedo se possa esistere una più indietro di lei.
Ha 30 anni, immobilizzata a letto fin da piccola a causa di una meningite. Ha un fisico minuto, contratto, segnato da diverse piaghe da decubito.
Non parla. Non interagisce, sembra persa nel suo mondo.
Però quando qualcosa la infastidisce o le fa male, piange. Piange quando le medichiamo le ferite, quando ha sete.
I suoi gemiti si sentono anche da fuori dal reparto.
Cosi come sembra più serena quando la si accarezza, quando le massaggiamo i capelli.
L'unica cosa che riesce a muovere sono le palpebre e un po' la bocca quando le si dà da mangiare.
Lei sta tutto il giorno coricata nel letto all'angolo, in fondo al reparto. E' sola. A volte quando le passo vicino mentre dorme con la bocca aperta e le mosche che le ronzano intorno mi fermo qualche istante per accertarmi che sia ancor viva.
I familiari l'hanno portata qui un paio di mesi fa a causa di una polmonite. Poi dopo qualche giorno sono spariti, l'hanno abbandonata in reparto.


Ci può essere uno più ultimo di lei? Più povero di una persona la cui vita ti viene da chiederti “Ma che senso ha? ".
Forse si può giocare l'ultima posizione con Nelly, qualche letto prima del suo.
Nelly ha 14 anni. Ricoverata per anemia e malnutrizione, in terapia per tubercolosi e HIV, quest'ultimo contratto da piccola in seguito a una violenza sessuale da parte di un parentr. Ha una stomatite e alcune ferite che le medichiamo tutti i giorni ma che penso non guariranno mai. Anche lei è sola: la madre è a casa a prendersi cura del fratello affetto da patologia neurologica. Sta quasi sempre coricata, con lo sguardo triste.
“Andrò a sbattere in quell'orizzonte se una terra non c'e”, canta il Cristoforo Colombo di Guccini navigando intimorito ma determinato verso quello che il cuore gli suggeriva.
Con la stessa determinazione, con il cuore pieno di domande, noi cerchiamo di andare avanti verso quella terra promessa di Doris e Nelly, verso quel regno dove gli ultimi sono i figli prediletti.
Navigare on Doris e Nelly vuol dire prendersi cura di loro, accoglierli, accettando di non capire tutto, di aprirsi al mistero.
Circa 50 anni fa un grande uomo e pediatra andò a visitare un lebbrosario in Amazzonia.
Davanti alle tante persone sofferenti, alle storie di dolore e solitudine, il suo cuore si aprì a Dio così: “Dio mio, quanta anticamera dovremmo fare noi per entrare nel tuo regno?
Questa povera gente passerà con un biglietto cumulativo senza essere contata”
Si son certo che Doris e Nelly ci passeranno davanti, e in qualche modo sono loro che hanno le chiavi di quel senso profondo che tutti noi cerchiamo.

Paolo Zanolla


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....