sabato 19 maggio 2018

Chaaria continua

Con gioia e riconoscenza verso la Divina Provvidenza, tiro finalmente un respiro di sollievo.
Chaaria continua. Non ci sono piani di chiudere. Chaaria va avanti.
Nessuno ha negato, nell'incontro in Casa Madre, che I problemi economici ci sono, ma si imposteranno strategie per incrementare e migliorare ulteriormente le nostre attivita' di raccolta fondi. Certamente la Provvidenza non ci lascera' affondare.
Il futuro rimane un'incognita, e molti sono preoccupati di che cosa succedera' a Chaaria quando io non ce la faro' piu'.
Tutti pero' sono concordi sul fatto che non si puo' chiudere oggi per la paura di non poter portare avanti il servizio domani.
Il futuro e' nelle mani di Dio. Lui sapra' cosa fare di Chaaria quando io saro' incapace di continuare o troppo vecchio.
Nelle nostre mani abbiamo il presente, ed e' nel presente che ci vogliamo impegnare con totale dedizione.
Sono stato commosso e toccato dall'affetto e dal sostegno manifestatimi da molti Fratelli che lavorano in Italia ed in Ecuador. Mi sono sentito incoraggiato e sostenuto.
Lavoreremo al massimo. Ci doneremo completamente. 


La nostra dedizione aumentera' ancor piu', nella certezza che il bene fatto rimane per sempre. Una frattura operata, un bambino salvato da un cesareo urgente, un intervento chirurgico che salva una vita hanno un valore eterno.
Non so quanti anni di salute e forza il Signore mi dara'. Quello che so e' che desidero impegnare ogni mio talento, ogni mia forza e tutto il tempo a mia disposizione per servire I poveri nella modalita' che il Signore ha predisposto per me a Chaaria.
Non mi risparmiero', fino all'ultimo respiro, per gli anni che Dio vorra'.
Il dopo lo lascio a Dio che certamente ha gia' dei piani per il futuro di Chaaria.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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