giovedì 18 ottobre 2018

Instabilità permanente e programmazione impossibile

Nell'ultimo anno abbiamo cambiato il responsabile della clinica per l'ipertensione e diabete per ben tre volte.
Prima era Erick, che poi e' stato sponsorizzato per il corso di medicina.
Poi eravamo felicissimi di come Evans lo avesse sostituito: Evans e' sempre stato ottimo, sia in pediatria che in quelle specifiche cliniche ambulatoriali.
Ma, improvvisamente, alla fine di settembre Evans ci ha comunicato che era stato preso al corso di anestesia, e che quindi ci abbandonava: cliniche di nuovo scoperte e pediatria da ripensare.
In pediatria e' andata Harriet, mentre alle cliniche e' andato Reuben. Fridah era il motore trainante dell'attivita' clinica dell'ospedale, una lavoratrice incallita oltre che una bravissima clinical officer.
Ma anche per lei e' successo quello che non mi aspettavo. Ieri mi ha detto che l'hanno chiamata per un corso di ortopedia, con inizio immediato.
Fridah e' quindi scomparsa, lasciandomi con un altro staff in meno e soprattutto con il reparto uomini ed il week end scoperto.


In questi mesi se ne sono andati molti infermieri, di alcuni non ricordo neppure il nome in quanto sono stati pochissimo.
E' un'instabilita' costante che non riusciamo a superare e che ci lascia sempre con un po' di amaro alla bocca.
E' giusto infatti che i giovani studino e che cerchino posti di lavoro piu' convenienti anche dal punto di vista del salario...ma noi alla fine siamo sempre da capo. Ricominciamo a dar consegne, ad insegnare, a far crescere, solo per renderci conto che la persona ci lascera' proprio quando potrebbe essere piu' utile per l'ospedale.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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