lunedì 12 novembre 2018

Di nuovo

Per l'ennesima volta oggi siamo riusciti a smascherare un ladro tra il nostro personale. Aveva rubato soldi ad un paziente con uno schema piuttosto complesso, anche se poi il diavolo fa sempre le pentole e quasi mai i coperchi, e quindi qualcosa nel suo piano non ha funzionato.
Lo abbiamo quindi scoperto e consegnato alle forza dell'ordine che lo hanno costretto a restituire il malloppo al malato. Non ho chiesto altre azioni giudiziarie, ma questo stupido certamente ha perso il lavoro.
La cosa che mi fa piu' male e' che lo conosco praticamente da quando e' nato. Ero amico dei suoi genitori, ora entrambi defunti.
Ricordo di aver aiutato tanto (anche economicamente!) la sua mamma nei problemi di salute che poi l'hanno condotta al cimitero.
Sapendolo orfano lo abbiamo poi assunto in ospedale...e lui ci ha ripagati con il furto.
E' triste...scoraggiante.
Lo so che abbiamo ancora altri che rubano tra il personale.
Il difficile e' acciuffarli con le mani nel sacco.
E' una situazione deludentissima per noi che a Chaaria doniamo la vita e la salute.


Certamente siamo un ospedale missionario, ma molti che qui lavorano non ci credono affatto, e ci considerano solo una fabbrica, per di piu' posseduta da ricchi "bianchi".
Parecchi non hanno motivazioni di servizio e cercano di fare il meno possibile per portare comunque a casa lo stipendio...e questo e' comune a tutte le latitudini e si puo' accettare nei limiti della decenza.
Poi ci sono anche i disonesti, e questi davvero mi fanno male!
Dobbiamo essere forti nel punire chi ruba: cosi' tanta gente e' disoccupata e povera, e chi sputa sul piatto in cui mangia, non h diritto di togliere il posto ad un altro che e' a casa senza lavoro.
Pensatemi triste, dopo una giornata massacrante in sala: non mi aspettavo davvero che quella persona potesse farci questo!

PS: pazienti dormono per terra perche' e' tutto pienissimo

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....