venerdì 24 ottobre 2008

Grazie a Katia, Milena, Lorena e Valentina che tornano in Italia


Un grazie speciale va a te cara Katia. Sei stata la nostra mamma, ci hai viziati con i tuoi manicaretti, e ci hai coccolati in ogni momento. Ti ringrazio in modo speciale per il tuo lavoro infaticabile con le medicazioni dei pazienti piu’ gravi, per la cura dei non-autosufficienti, e per le attenzioni ai morenti. Sai, Dio non guarda all' apparenza. Dio guarda al cuore. Forse puo’ fare piu’ chick pensare che si strumenta in sala operatoria, mentre invece pulire un paziente pieno di cacca sembra una cosa che sminuisce il valore di una persona... ma non e’ cosi’. Dio ci chiede di prenderci cura degli ultimi, di quelli che non hanno voce, di quelli che non contano niente e a cui nessuno pensa. Torna presto. Ti voglio bene.


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E cosa dire a te, cara Milena: sei stata splendida nel tuo silenzio. Il silenzio attento e rispettoso e’ una delle caratteristiche che ti invidio. Sei stata umile e laboriosa. Con Katia ti sei presa cura in modo encomiabile dei “rifiutati” del nostro ospedale: di quelli che puzzano, di coloro che hanno i vermi nelle piaghe, di quelli che non riescono a mangiare da soli e vanno imboccati. Anche a te, come a Katia, ripeto: Dio guarda al nostro cuore ed e’ particolarmente felice quando scegliamo l’ultimo posto, il lavoro che nessuno vuole fare perche’ ne prova ribrezzo... e se, come dice il Vangelo, “neppure un bicchiere d’acqua dato per amore sara’ dimenticato”, guarda quante cambiali potrai presentare al Signore, e sono sicuro che Lui te le ripaghera’ con una generosita’ incommensurabile.
In sala ci sei sempre venuta, di giorno e di notte, ma anche li’ non sei cambiata: sei sempre stata una presenza bella, umile e silenziosa che non cerca il primo posto. Dio ti benedica. Grazie. Torna ancora se puoi.

Cara Lorena, come posso ringraziarti per il tuo entusiasmo, per il tuo calore umano e per la tua amicizia? La tua amicizia mi e’ preziosa come un balsamo: ho bisogno di amici sinceri... quelli di cui la Bibbia dice: “chi trova un amico, trova un tesoro”. Io penso che tu sia proprio cosi’: un vero tesoro. Lo sei stata per me ora, quando stavo attraversando un periodo di scoraggiamento. Le tue parole, i tuoi modi dolci mi hanno aiutato a rappacificarmi anche con il valore della amicizia che ad un certo punto pensavo quasi impossibile da vivere. E poi il tuo rapporto con i Buoni Figli: li ami, stai bene con loro, ti spendi per loro e ti immedesimi con la loro vita. Che bella la tua empatia con i Buoni Figli: ti sei fatta una di loro, ma non in senso umoristico... in un significato profondo di condivisione evangelica. Hai saputo calarti al loro livello, scendere un sacco di gradini, per far si’ che loro stessero bene con te. Il Cottolengo ci ha sempre detto che i Buoni Figli sono le perle della Piccola Casa... e tu questo valore lo vivi con una naturalezza invidiabile. Grazie. Sappi che ti voglio davvero bene e ti ringrazio perche’ un po’ mi hai guarito.

Ed infine un abbraccio a te cara Valentina: anche a te il mio grazie fraterno ed amico. Con Lorena sei stata l’Angelo Custode dei nostri Buoni Figli, e ti sei fatta tutta per loro. Anche la passeggiata del sabato pomeriggio non ti era concessa dalla tua delicata sensibilita’, perche’ pensavi che questo avrebbe tolto del tempo a loro, che sono state le tue gemme e la pupilla dei tuoi occhi.
Ti ringrazio anche per la tua voglia di cantare e di far cantare i ragazzi. Con Lorena li avete fatti sgolare, li avete fatti correre e saltare: soprattutto li avete fatti sorridere... e che cosa c’e’ di piu’ importante che far felice uno di quei piccoli che il Signore predilige.
Cara Valentina, tu ora sei anche la nostra testa di ariete verso il Sud: fai conoscere Chaaria e porta alla Puglia il nostro messaggio di servizio e di amore verso coloro che la societa’ rifiuta. Hai un grande cuore, e sicuramente farai tanto bene in futuro. Non dimenticarti di noi. Torna ancora se e quando potrai.

A tutte voi Buon Viaggio ed un forte abbraccio.
Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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