mercoledì 29 ottobre 2008

I bambini della strada


Basta uscire dall'ospedale ed inoltrarsi verso Chaaria market per pochissimi metri, e ci si trova circondati da bambini dall'apparenza assai povera. Molti non indossano scarpe e camminano a piedi nudi. Altri hanno ciabatte più o meno consumate. I vestiti sono sporchi e trasandati. Abitano quasi tutti a Kamang'oro, un gruppetto di case che la povera gente affitta, e che gli abitanti di Chaaria hanno già definito come KAMANG' ORO SLUM. Si tratta di poche case appartenenti ad una persona che affitta una camera per famiglia. Sono stanze senza pavimento, senz'acqua corrente e senza elettricità. Le mamme cucinano attorno a fuochi che accendono all'aperto. Queste sono le famiglie più povere: sono gli immigrati che vengono da lontano e non hanno terre. Magari sono venuti come manovali nella fattoria di qualche abitante del Meru. Altri sono venuti per la concia del cotone, dove rcevono solamente 1 Euro al giorno, una cifra ormai del tutto insufficiente anche per mangiare, visto che l'inflazione è altissima ed i prezzi sono volati alle stelle. Spesso ho detto a qualche mamma: "ma perchè non tieni i tuoi bambini a casa? Sono per strada tutto il giorno, sono sporchi e rischiano di andare sotto una macchina, visto che i matatu sono tutt'altro che prudenti".

La donna a quel punto mi risponde: "se io sto a casa, chi va a lavorare sotto padrone per avere almeno quattro scellini per mettere qualcosa sotto i denti? E poi il sapone costa. Al fiume ci posso anche andare a raccogliere l'acqua, ma i soldi per la saponetta proprio non ce l'ho".
Anche qui si senti la forbice tra Nord e Sud del mondo, il crescente divario tra i ricchi ed i poveri, la non applicazione universale dei diritti umani.
Questi bambini normalmente non sono affamati. Per strada possono raccimolare una banana caduta da un albero, o una papaya. Loro sono più che altro affascinati dallo spettacolo inconsueto costituito dalla visione dei BIANCHI. Ti chiamano da lontano e ti ripetono: "Ciao! Ciao!", sperando in un tuo cenno di saluto o in un tuo sorriso.
Chaaria è piena di questi bambini. Altri, quando sono un po' più grandi (6-7 anni di età), vengono assoldati per guidare un carretto tirato da una mucca, ed andare al fiume a raccogliere l'acqua, per poi a venderla di casa in casa. Quando li vedo, mi viene da pensare che a loro la vita sta rubando l'infanzia. Non hanno giocattoli, non hanno divertimenti. Molti non hanno mai visto l'asfalto. Altri mai andranno a scuola perchè devono lavorare.
Anche un piccolo slum come il nostro di Chaaria è sempre un grande pugno nello stomaco ed uno stimolo ad un serio esame di coscienza sulla nostra opulenza piena di sprechi.
Che il Signore ci perdoni.

Fr Beppe



Picture 044.jpg

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....