martedì 10 febbraio 2009

Luce dei miei occhi


Come ogni primo venerdì del mese, anche a Febbraio il nostro “dottore degli occhi” è arrivato puntuale, ed ha trovato una lunga coda di persone che lo stavano attendendo.
Oltre ai normali pazienti ambulatoriali il nostro specialista sempre visita i pazienti ricoverati che presentano complicazioni oculistiche: si tratta di soggetti ipertesi, diabetici, HIV.
Ci dà consigli terapeutici e a volte offre loro le lenti più appropriate.

JosephMithika.jpg
In questa foto, ha appena dato uno degli occhiali mandatici tramite il Progetto occhiali per l’Africa a Joesph Mithika, ricoverato JosephMithika1.jpgpresso il nostro ospedale per gravi complicazioni da diabete mellito. Tra le altre cose il malato nella foto ha una forma ormai avanzata di retinopatia diabetica.
Sicuramente Joseph avrà in seguito bisogno anche di un intervento di cataratta, ma per ora questi occhiali gli permettono di vedere meglio, e quando sarà dimesso, potrà addirittura leggere e apporre la sua firma su qualche documento.
Grazie ancora a tutti gli studenti dell’ Istituto Galvani di Reggio Emilia, ed in particolare al Prof Alessandro Corsini, che è il motore e l’anima di questo progetto.
Siamo al momento ancora privi di internet e questo file parte da un cyber point in Meru. Appena possibile invieremo al Prof . Corsini anche le nuove prescrizioni che il nostro ottico ha preparato per il mese di Febbraio.

Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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