giovedì 23 luglio 2009

Il ponte dei sospiri


Certo che anche questo aspetto della vita quotidiana dei villaggi che circondano Chaaria ci può dare un' idea di come vive la gente. Il ponte è costruito tra due piante, ed ha una campata veramente notevole. Passando attraverso di esso la gente risparmia circa 10 chilometri per viaggiare dal villaggio di Rikana a quello di Mitunguu. Sul ponte ci passano anche con biciclette cariche di sacchi di granoturco o di carbonella che dovrà poi essere venduta al mercato... chiaramente non è carrozzabile, ma chi è che ha la macchina da queste parti?

PonteRikanaMitunguu2.JPGDurante la stagione secca ed in periodi di siccità come quello che stiamo attraversando, non è un problema anche guadare il fiume a piedi, ma vi assicuro che nella stagione delle piogge le acque si ingrossano ed hanno una corrente veramente notevole e paurosa. Non si può assolutamente camminare attraverso il torrente in quel periodo, e pure avventurarsi sugli insicuri listelli di cui il ponte è composto non ispira il massimo della tranquillità. Le acque schiumose che ti passano sotto a due metri di distanza creano sempre un senso di vertigine e di mancamento. Eppure questa gente vive così da sempre ed è normale per loro inerpicarsi sugli alberi per poter raggiungere l'altra sponda.
"Altro che 6000 chilometri da Roma" mi dice un volontario... "sembrano 10.000 anni luce".
Io rispondo con calma: "questo ci deve far riflettere su quanto siamo fortunati noi in Europa, e ci dive portare a ringraziare Dio per tutti i doni che ci fa nella vita di tutti i giorni. Vedere le condizioni di vita di questa gente, pensare alle loro sofferenze, non ci deve lasciare indifferenti. Prova per esempio a guardare la donna che sta raccogliendo quell'acqua sporca nella tanica. Se la dovrà portare a casa per molti chilometri, e poi magari non avrà neppure legna sufficiente per farla bollire. Pensa che con quel quantitativo di acqua dovrà prima cucinare, poi lavarsi e quindi fare il bucato. L'acqua sporca infine non sarà buttata via, ma sarà usata per pulire un po' il gabinetto, che consiste solamente di un buco profondo in cui non c'è certamente uno sciacquone."
Il mio amico italiano osserva con attenzione quella donna che si appresta a mettersi il contenitore dell'acqua sulle spalle, e poi sospira dicendo: "nessuno ci può credere se non lo vede di persona".

Fr Beppe



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PS. Chaaria si ripopola.
Oggi abbiamo accolto altri 5 volontari: abbiamo davvero un bel gruppo di amici che ci aiutano e rallegrano la nostra comunità. Sono appena arrivati e sono stanchi, ma appena possibile ve li presento tutti in foto.




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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