domenica 23 maggio 2010

Cristina ha fatto la Cresima

E' stata una celebrazione eucaristica semplice e solenne nello stesso tempo. Il coro ha cantato benissimo.
Nel giorno di Pentecoste, presso la parrocchia di Casalgrasso, otto tra ragazzi e ragazze hanno ricevuto il sacramento della Confermazione.
Il vicario episcopale li ha incoraggiati a vivere questo sacramento non come l'addio alla vita cristiana, ma come l'inizio di un impegno sempre più deciso nel seguire il Signore.
Anche se poi naturalmente tutti i neocresimati hanno avuto il loro bel ricevimento in questo o quel ristorante del circondario, mi piace ricordare il sacrificio da loro compiuto a favore di chi è meno fortunato.
D'accordo con le catechiste, hanno rinunciato ai regali, e mi hanno donato una busta per Chaaria contenente 410 Euro: i soldi saranno da spendere per pagare ricoveri ospedalieri di bambini la cui famiglia non potrebbe permettersi di curarli.
A nome di tutti i poveri bimbi che saranno assistiti grazie alla loro offerta, desidero esprimere il mio più sentito ringraziamento a questi ragazzi ed alle loro famiglie per il grande segno di solidarietà e maturità cristiana.
Nella foto vedete Cristina, la mia nipotina, baciata da due cuginetti: anche lei ha ricevuto la cresima ed anche a lei, come a tutti gli altri ragazzi, ripeto il mio GRAZIE, ed  auguro un futuro di grande dedizione a Gesù ed al prossimo, pur nelle diverse scelte di vita a cui il Signore li porterà.

Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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