sabato 3 luglio 2010

Pietro e Fiorella

Oggi sono ripartiti per l’Italia dopo un mese di servizio encomiabile. Ci mancheranno tantissimo!
A Pietro prima di tutto esprimiamo il nostro piu’ sentito ringraziamento per il grande lavoro svolto in ospedale. Ha fatto centinaia di interventi chirurgici, ha portato avanti il servizio endoscopico, facendolo funzionare a pieno ritmo. Si e’ veramente fatto in quattro per i nostri malati, ed ha saputo instaurare un ottimo clima di collaborazione con il personale della sala operatoria e dell’ospedale in generale.
Pietro ha fatto fare un grande salto di qualita’ al volontariato: non piu’ soltanto una presenza di affiancamento al personale religioso di Chaaria, ma la disponibilita’ a sostituirmi completamente, donandomi cosi’ la possibilita’ di tornare in Italia.
Di lui tutti sono stati entusiasti; anche il dott Ogembo ha per lui una profonda venerazione, a mio avviso del tutto meritata.
Fiorella e’ stata la mamma dei nostri orfani. Li ha coccolati e si e’ donata per loro totalmente, come solo le madri sanno fare. Certamente oggi i nostri orfanelli si sentiranno piu’ soli.
Solo Dio vi sapra’ ricompensare, cari amici.
Pregheremo per voi, e continuiamo a sperare che possiate tornare a Chaaria presto.

La comunita’ dei Fratelli e delle Suore


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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