Oggi e’ una giornata particolarmente dura, soprattutto a causa del fatto che di notte ci sono stati due cesarei che mi hanno interrotto il sonno.
La gente pullula da tutte le parti, e la sala d’attesa rimane costantemente piena nonostante lo sforzo di visitare il piu’ velocemente possibile sin da stamattina.
Altri tre cesarei urgenti durante il corso della caotica giornata hanno comunque interrotto e ritardato il normale piano operatorio ed il flusso dei pazienti ambulatoriali... e’ quindi ovvio che i pazienti in attesa di essere visitati siano furiosi con noi perche’ devono aspettare ore ed ore. Dal loro punto di vista hanno ragione, anche se a volte vorrei urlare loro: “ma lo sapete che sono in piedi dalle 3 di questa mattina? Inoltre per voi il problema e’ soltanto oggi, mentre per noi questa situazione e’ praticamente quotidiana!”
Adesso poi abbiamo una carenza estrema di infermieri... siamo sotto-staff di ben dieci unita’, ed a volte e’ difficilissimo coprire i turni. A Giancarlo e’ toccato passare la notte in ospedale, e fare la levata nel reparto di medicina,insieme a sr Florence la domenica mattina. A me capita sovente di ritrovarmi a coprire dei turni infermieristici in sala parto o in ambulatorio, soprattutto durante il week end, che non e’ piu’ un momento di riposo, quanto piuttosto un periodo di maggior stress causato dalla pressione dei pazienti e dalla carenza di personale.
Oggi poi c’e’ stato un momento incredibile di stress, creato da una situazione surreale che purtroppo a Chaaria si verifica piuttosto spesso, a causa delle nostre carenze strutturali di fondo.
Mi ero appena cambiato per entrare in sala ad operare una isterectomia quando sono stato approcciato da Sabina, che aveva in mano una cartella della maternita’: “Doctor, questa mamma ha un distress fetale; il battito non e’ buono ed il liquido e’ tinto di meconio. Non ci sono speranze per un parto naturale... bisogna operarla al piu’ presto!”
Appena ricevuta la notizia mi sono precipitato in sala per cercare di fermare Jesse, ma sono entrato quando ormai la paziente era stata “spinalizzata”. Jesse mi ha semplicemente detto: “ormai e’ tardi. Non possiamo invertire l’ordine degli interventi. Se avessimo due sale, potrei lasciare una infermiera qui con la malata, ed io potrei anestetizzare la mamma per il cesareo nell’altra sala. Tu potresti continuare con l’isterectomia, e Ogembo fare invece il cesareo... ma cosa possiamo dire?! Questa e’ la nostra situazione di lavoro, e la dobbiamo accettare. Preghiamo solo che l’isterectomia sia breve, e che il feto abbia la forza di aspettarci rimanendo in vita”.
Siamo dunque entrati per l’isterectomia, che, per una speciale grazia di Dio, e’ risultata molto piu’ semplice del previsto. Mentre ancora stavamo chiudendo la cute, Kanana era gia’ inginocchiata a terra per pulire la sala al meglio... “Non vogliamo tempi morti!”
Abbiamo sbarellato noi stessi la paziente isterectomizzata, ed abbiamo aiutato le infermiere a preparare la stanza per la nuova procedura chirurgica.
Meno di due ore piu’ tardi stavamo aprendo la pancia della donna che non era riuscita a partorire. Le nostre speranze di “tirar fuori” un feto sano erano praticamente poco superiori allo zero... ma Dio ha voluto farci un regalo!
Il bimbo era molto “affaticato”, e stentava a respirare; ma, dopo poche e semplici manovre rianimatorie, si e’ messo a piangere forte.
Abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo... ma che stress abbiamo dovuto sopportare!
Una sala sola e’ sempre una spada di Damocle.
Le emergenze possono arrivare in qualunque momento... anche all’inizio di un lungo intervento programmato... e non sempre la situazione si risolve con un lieto fine come per fortuna e’ successo oggi.
Eppure a Chaaria e’ cosi’... e dobbiamo fare fuoco con la legna che abbiamo.
Fr Beppe
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