sabato 11 settembre 2010

11 Settembre... Quest'anno una bella coincidenza..

Oggi il cuore del mondo ricorda le vittime dell’attacco alle torri gemelle di Manhattan.
Oggi il ciclo lunare vuole che sia pure la festa della “fine del Ramadan”.
Ahmed, qui ricoverato da noi per una osteomielite, ha indossato il suo zucchetto immacolato e compie le sue preghiere solenni su un tappetino persiano disteso sull’erba vicino alla lavanderia.
Ha il corano aperto davanti a se’ mentre la corona con i “99 grani delle lodi dell’Altissimo” scorre rapidamente tra le sue dita.
Sa che lo guardiamo e risponde ai nostri sguardi con occhio complice.
Poi interrompe un attimo le sue preghiere ad Allah per dirci: “Salaam, aleikum” (la pace sia con te).
Accolgo il saluto con riconoscenza, e gli rispondo subito facendo un lieve inchino con il capo davanti alla sua reverenda eta’, resa ancor piu’ solenne dalla lunga barba ora rossiccia per l’ enneh, su di essa spalmato in abbondanza.
Gli rispondo: “Aleikum salaam” (anche con te sia la pace), e continuo con le mie faccende.
Mi incuriosisce molto il corano aperto davanti a lui.
Sembra scritto a mano, ed e’ ricco di miniature come tante nostre Bibbie monastiche medioevali. Ahmed lo scorre dalla fine verso l’inizio, ed in me nasce un atteggiamento di ammirazione nel pensare che lui possa leggere l’arabo.
Mi piace meditare per un attimo sul dono della pace, oggi 11 settembre: una pace che auguriamo alle anime di tutti quei morti di 9 anni fa, una pace che speriamo possa tornare nel cuore dei loro familiari, una pace che speriamo riesca alla fine a prevalere in tutte quelle Nazioni in cui ancora non c’e’.
Osservare Ahmed che prega sul tappetino con il suo zucchetto bianco; scorgere poi un gruppo di donne protestanti che poco distante stanno imponendo le mani sui bambini malati, implorando da Dio la guarigione; ricordarmi che il nostro parroco tra poco verra’ per il sacramento degli infermi richiesto da una persona molto grave... provova in me una gioia profonda, e mi commuovo.
La pace, l’amore vicendevole, la preghiera gli uni per gli altri, la carita’ senza barriere di razza o fede, il sorriso sono doni che possiamo sempre scambiarci e che possono creare ponti tra religioni solo apparentemente distanti.
Come gia’ ho avuto modo di scrivere in passato, molti musulmani del Kenya pensano che islam e cristianesimo siano semplicemente la scalata alla stessa montagna, intrapresa attraverso sentieri differenti, ma il cui punto d’arrivo sara’ comunque il medesimo.

Fr Beppe Gaido

1 commento:

Dr. Ugo Montanari ha detto...

.... Come gia’ ho avuto modo di scrivere in passato, molti musulmani del Kenya pensano che islam e cristianesimo siano semplicemente la scalata alla stessa montagna, intrapresa attraverso sentieri differenti, ma il cui punto d’arrivo sara’ comunque il medesimo....

a dir la verità, baba, ne sono abbastanza convinto anch'io ... e credo che sia una convinzione a cui giungono molti tra coloro che lavorano con gli "ultimi" ... a pensarci bene, in fondo, conta ben poco la nostra opinione su Mungu: quella che conta è la Sua su di noi ... qualunque sia il nome che Gli diamo ... o no?


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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