sabato 18 settembre 2010

David è stato dimesso


Abbiamo tolto tutti i punti, e la ferita e’ ben chiusa.
Certo che guardare David Mbaabu a torso nudo fa un po’ di impressione, perche’ si e’ trattato di una disarticolazione di braccio alla giuntura scapolo-omerale.
Lui pero’ sorride ed e’ contento soprattutto del fatto che non ha piu’ male.
Mi ha detto oggi: “Avevo un dolore tale che mi auguravo la morte tutti i giorni. Ora ritorno a pensare alla mia famiglia ed ai miei figli, e riprendo a sperare in un miracolo anche per le metastasi che so di avere”.
Pure sua moglie oggi era contenta e molto riconoscente, quando e’ venuta a prenderlo, soprattutto perche’ suo marito sorride nuovamente.
Non sappiamo quanto tempo David avra’ a disposizione, ma siamo contenti di quanto abbiamo fatto per lui finora.
Ci han parlato di un nuovo ciclo chemioterapico al Kenyatta, e lo abbiamo incoraggiato ad andarci… per lo meno al fine di avere informazioni piu’ chiare se davvero si tratta di una terapia nuova con qualche possibilita’ di beneficio e non solo di “effetti collaterali”.
David e sua moglie mi incaricano di ringraziare di cuore tutti coloro che si sono mobilitati in una commovente catena di solidarietà per il pagamento delle terapie a lui necessarie, e di assicurare la loro preghiera a Dio per coloro che pensano di aiutare lei per gli studi che intenderebbe intraprendere.

Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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