venerdì 24 settembre 2010

Un'emergenza continua

Il problema del sangue da trasfondere ai nostri pazienti e’ sempre stato enorme nel nostro contesto operativo. Ci siamo sempre dovuti affidare alle donazioni da parte di parenti ed amici.

Per lo piu’ e’ estremamente difficile trovare un donatore, per varie ragioni sia culturali che obiettive: 
-    Dal punto di vista culturale c’e’ la credenza che nel sangue ci sia la vita ( e chi puo’ negare che sia effettivamente cosi’!). Quello che molti pensano e’ che, donando una sacca di sangue, si rinuncia ad un certo periodo di vita. E’ come se ogni cc che esce dal corpo si porti via in giorno di vita.
-    Dal punto di vista obiettivo e’ veramente difficile avere sangue a sufficienza, prima di tutto perche’ circa l’80% dei riceventi sono di gruppo 0 positivo.... cosa che crea non poche difficolta’ a reclutare un numero sufficiente di donatori aventi il gruppo desiderato. Inoltre c’e’ il problema delle infezioni (sifilide, epatiti, HIV), che ci obbligano ad escludere molti donatori dopo lo screening.

Da alcuni anni e’ stata instaurata una banca del sangue governativa, dapprima a Embu ed ora a Meru, ma gradualmente abbiamo registrato difficolta’ sempre maggiori ad ottenere le sacche necessarie al nostro ospedale (anche loro hanno probabilmente le stesse difficolta’ a reperire donatori), con il risultato che il 90% delle volte dobbiamo ancora affidarci al buon cuore dei donatori.
Molti vorrebbero essere pagati per farlo, ma su questo punto cerchiamo di essere intransigenti nel dire di no... temiamo che possa crearsi un racket di compra-vendita del sangue, che possa condurre a qualcosa di simile a quanto leggiamo nel libro: “La citta’ della gioia”.
Il problema pero’ rimane quando per esempio preleviamo sangue da tenere in stand by per un intervento: magari l’operazione va bene e non c’e’ bisogno di trasfondere. Questo diventa nuovamente un momento di grave tensione: i parenti vogliono la trasfusione a tutti i costi, anche se non e’ indicata dal punto di vista clinico... oppure desiderano essere pagati per le sacche acquisite dall’ospedale. Non c’e’ ancora la coscienza del fatto che si puo’ anche aiutare “gratuitamente” un altro malato che forse non ha avuto la fortuna di trovare un donatore.
In questo contesto di estremo bisogno e di difficolta’ di reperimento del sange, molti di noi donano ogni tre mesi. Il fatto e’ comunque che il 65% degli Italiani e’ di gruppo A positivo (come il sottoscritto)... e sovente questo gruppo non e’ richiesto.
Ringraziamo poi quei volontari che accettano di donare il loro sangue durante le poche settimane della loro presenza tra noi.
E’ un atto di puro altruismo di cui rendiamo grazie di tutto cuore.
Desidero oggi esprimere la mia gratitudine alla volontaria Laura, che, donando il sangue ieri, ci ha permesso di salvare la vita ad un signore che aveva avuto un sanguinamento eccessivo dopo prostatectomia.

Fr. Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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