venerdì 24 settembre 2010

In bocca al lupo, Elena...

Chaaria e’ davvero un porto di mare... o se vogliamo, un crocevia di gente che si incontra, fa un pezzo di strada insieme e poi si saluta, con un solo fine in comune: quello di far qualcosa di buono per chi soffre e non ha soldi per permettersi strutture migliori della nostra.
Oggi abbiamo salutato la dottoressa Elena, che ritorna in Italia dopo 3 settimane di servizio fedele e costante ai nostri malati...
“Peccato! Proprio ora che ci eravamo conosciuti un po’, avevamo superato i reciproci timori reverenziali, avevamo compreso un tantino i nostri caratteri, e la collaborazione cominciava a diventare dolce con un’amicizia”... ma Chaaria e’ anche questo: rapporti che si aprono e si chiudono alla velocita’ della luce, collaborazioni a singhiozzo, addii che non hanno mai tempo di diventare prolungati e languidi, perche’ qualche nuovo arrivo ci obbliga allo sforzo di una nuova conoscenza.
Le giornate di Elena si sono divise tra l’aiuto a Pierantonio nel reparto di Medicina, gli interventi chirurgici a cui spesso ha partecipato come “seconda” di Michele, i tagli cesarei in cui ha ora “strumentato” ed ora assistito direttamente il primo chirurgo.
La ringraziamo per il lavoro compiuto, per la collaborazione, e per il bene che ha voluto ai pazienti piu’ gravi.
Anche a lei auguriamo: “Buona vita! Ed ogni bene nel Signore”. Le auguriamo di entrare al piu’ presto in specialita’ e di tornare ancora ad aiutarci con le nuove conoscenze che la specializzazione le offrira’.

Fr Beppe Gaido




Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....