lunedì 15 novembre 2010

Il concentratore d'ossigeno

Ringraziamo sinceramente i nostri donatori per il continuo supporto alla nostra missione.
Oggi in particolare li ringraziamo per il concentratore di ossigeno che vedete nella foto.
Questa piccola macchinetta dovrebbe aiutarci a risolvere moltissimi problemi legati alla difficolta’ di approvvigionamento dell’ossigeno.
In pratica, il nostro fine sarebbe quello di eliminare le bombole, che sono pesanti, sporche e pericolose; ed utilizzare questi concentratori che impiegano l’aria atmosferica per estrarne direttamente l’ossigeno che necessitiamo per i pazienti.
I concentratori ci aiuteranno anche a risolvere il problema del magazzino per l’ossigeno, che per legge dovrebbe essere esterno all’ospedale, a motivo delle norme antincendio.
Per ora abbiamo acquistato un solo strumento che piazzeremo in sala operatoria, eliminando da li’ la pesante ed ingombrante bombola.
Nella nostra mente il secondo passo sarebbe la sala parto.
Si vedra’ in futuro come fare per i reparti, dove le bombole vengono fino ad oggi trasportate da un letto all’altro secondo il bisogno.
Se rusciremo a ridurre al minimo gli acquisti di ossigeno a Meru, certamente risparmieremo in bel po’ di denaro, ed ammortizzeremo velocemente la spesa del concentratore stesso.
Inoltre eviteremo anche lo stress di andare a Meru in emergenza per l’acquisto di ossigeno durante la stagione delle piogge, quando le strade sono sovente impraticabili.

La comunita’ di Chaaria




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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