venerdì 26 novembre 2010

Orgogliosi e rimotivati

Oggi pomeriggio siamo stati visitati da un team epidemiologico mandato direttamente da Nairobi dal Ministero della Sanita’. Essi sono venuti per proporci la collaborazione in uno studio riguardante il carcinoma dell’esofago e quello dello stomaco nella regione del Meru, e nei distretti piu’ settentrionali del Paese.
Il nostro ospedale era stato loro segnalato come un punto di convergenza di moltissimi pazienti affetti dalle suddette patologie.
I consulenti del Ministero sono stati molto impressionati dal lavoro che svolgiamo e soprattutto dai nostri registri, che, a partire da gennaio 2010, contengono dati gia’ statisticamente significativi sulle condizioni morbose in studio.
Abbiamo accettato di migliorare ancora di piu’ la nostra raccolta dati, e di adottare il formato da loro richiesto, in modo che i numeri che loro manderemo possano essere facilmente utilizzati negli studi epidemiologici.
Siamo molto felici di questo sviluppo inaspettato, che da una parte conferisce una utilita’ scientifica e forse terapeutica/preventiva ai nostri dati, e dall’altra potrebbe portare benefici alle popolazioni flagellate da questi due tipi di tumore.
Lo studio di cui faremo parte cerchera’ di focalizzarsi prima sulle differenze di incidenza tra varie etnie; quindi si concentrera’ sul rapporto maschi:femmine nella prevalenza delle neoplasie; terra’ inoltre conto dell’eta’ dei pazienti per stabilire dei picchi di incidenza.
Importantissima sara’ la provenienza geografica dei malati (dato gia’ da noi raccolto), perche’ da questo elemento potrebbero poi emergere indicazioni circa le cause del tumore (alimentazione? Esposizione a tossici ambientali?).
Ancora una volta il pensiero corre a Sara Rubatto prima ed agli amici sardi poi, i quali ci hanno donato i gastroscopi che hanno reso possibile una diagnosi quasi impossibile fino al 2009.
E... lasciatecelo dire: ci sentiamo galvanizzati ed orgogliosi.

Fr Beppe Gaido e staff gastroscopia
 
 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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