Non è stato un caso arrivare in Ecuador, a Tachina.
Un altro punto luminoso sperduto nel mondo che irradia
e dispensa amore. Giunta in questa missione del Santo Cottolengo, sono
stata accolta con gioia ed
affetto da Fr. Maurizio e dai Fr. Pietro e Fr. Luciano che fanno parte dei grandi della terra, di coloro
che dedicano tutta la loro vita al servizio dei più poveri che incontrano sul
loro cammino. Ho condiviso in comunità un periodo di tempo cercando di imitare
il loro esempio. Tachina è un villaggio accanto alla città di Esmeraldas sulla
linea equatoriale.
“L’Hogar de Ancianos”. Questa missione è adagiata
sulla sponda del Rio Esmeraldas, dove il fiume s’incontra con l’Oceano Pacifico
e disperde in esso le sue acque e dove la natura è prorompente, ricca di
profumi, generosa di frutti
succulenti.
Sono ospiti di questa missione un gruppo di
persone, uomini e donne soli, che hanno ormai raggiunto l’inverno della vita,
la maggioranza di loro oltre che ad essere anziani sono molto ammalati e si
trovano in carrozzella.
Fanno parte di quelle persone che ormai non servono
più e che è giunto per loro il momento di essere parcheggiate come un rottame. E’ quello che molti pensano, quindi un rottame non lo si visita più.
Guardandoli
uno ad uno, il mio cuore
provava molta tenerezza….”Asilo de ancianos”. Asilo, un nome che mi ricorda
l’infanzia, l’inizio della vita. Quante volte ho visto nei loro sguardi sorrisi
e lacrime, ho avvertito la loro forte sensibilità, per loro un
abbraccio e una carezza non è
nella norma, ma è un di più, è farli sentire che sono amati, che ci sono persone che
desiderano valorizzare la loro dignità, rendere meno pesante quel loro
aspettare…. quella loro attesa… di tutti i giorni sempre uguali…..
Al mattino,
all’inizio della loro giornata, sono tutti ben vestiti, lavati e
profumati, mi sembravano dei “confetti”. Con loro ho trascorso delle belle ore,
dei momenti di gioia, da loro ho ricevuto affetto e carezze.
Questa situazione mi ha portato a fare delle lunghe
riflessioni………..
Forse verrà il giorno che altri gestiranno il mio
corpo come io non vorrei, e ne proverei umiliazione, è adesso che devo essere
umile, prepararmi, per saper accettare e poi ancora sorridere.
Nella
tristezza dell’attesa vorrei incontrare benevolenza nelle persone che mi saranno vicine.
Ma
questi “confetti”, fanno una grande cosa, quello che più serve a loro e a tutti
noi: pregano, pregano e ringraziano il
Signore nell’attesa d’incontrarlo in Paradiso.
Lascio
Tachina portandomi nei pensieri tutte queste creature e tanti chissà……?
E
anche questa volta devo
ringraziare il Santo Cottolengo, e un grazie affettuoso a Fr. Maurizio e
ai Fr.lli di Tachina per l’esempio
che mi hanno dato e per quello che mi hanno insegnato.
Rosella
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