mercoledì 15 gennaio 2014

Maratona ortopedica

In questi giorni la sala operatoria è rovente per la contemporanea presenza di due équipe chirurgiche: Luciano e Toto come ortopedici, chirurghi plastici e chirurghi della mano; Max come chirurgo generale.
Mi soffermo oggi di più sull’aspetto ortopedico: gli interventi sono davvero tantissimi e sovente molto complicati perchè i pazienti vengono a Chaaria dopo traumi assai inveterati (anche più di un anno).
La ragione di tali ritardi non è quasi mai non-curanza o ignoranza; nella quasi totalità dei casi si tratta di povertà e di prezzi troppo alti imposti dai pochi ospedali in cui si fa della chirurgia ortopedica.
Quando vedo uno sciancato che cammina per strada, spesso penso che la ragione sia la sua povertà: infatti molta gente va in effetti a cercare aiuto da un ortopedico, e poi, quando viene a sapere i prezzi dell’intervento chirurgico, di necessità ci deve rinunciare. 



E’ una storia che sentiamo tutti i giorni con Luciano e Toto, ed è per noi un grande stimolo ad andare avanti: i prezzi a Chaaria sono un decimo di quelli che i pazienti devono pagare altrove... ecco perchè adesso di clienti ne abbiamo davvero tantissimi! 
Essi vengono da noi come ultima spiaggia, e noi vogliamo cercare di dar loro una risposta ai vari problemi che ci presentano... se vengono da noi infatti, è perchè sono disperati!
L’ortopedia (insieme alla chirurgia della mano) è ancora all’inizio a Chaaria, ma stiamo già aiutando un numero sempre più alto di persone, non solo con fratture, ma anche con danni tendinei complessi dopo ferite da machete. Da parte mia c’è una grande voglia di imparare, di migliorare e di dare risposte sempre più diversificate.
Siamo in grado di tenere i nostri prezzi così bassi soprattutto grazie all’impegno del gruppo di Cagliari: sin dall’inizio infatti essi ci hanno fornito tutto lo strumentario (incluso il fluoroscopio), le viti, le placche, ecc.
Tutti sanno che tale materiale in alluminio costa tantissimo, e, senza gli amici di Cagliari, non saremmo davvero in grado di acquistare tale strumentazione, a meno di aumentare i prezzi in modo esponenziale, tagliando quindi fuori nuovamente i più poveri.
Con il post di oggi intendiamo ripetere il nostro grazie ed il grazie di tutti coloro che, con il sostegno dei benefattori della Sardegna, possono permettersi un intervento che preverrà complicazioni irreparabili e permanenti.
Nella foto vedete che Luciano usa il nuovo trapano che il gruppo di Cagliari ci ha regalato come dono di Natale: il vecchio strumento era quasi alla fine e spesso, a metà intervento, ci lasciava a piedi e dovevamo continuare con un trapano a mano. 
Ora la nuova unità rotante ci consente di lavorare in sicurezza e di non avere l’angoscia di un guasto a metà operazione.
Anche di questo trapano rendiamo grazie con sincerità al gruppo sardo.
Al nostro grazie si unisce quello di tutti i malati già operati e di quelli che aiuteremo in futuro.
Grazie Luciano,
Grazie amici di Cagliari.
Che Dio vi benedica e vi ripaghi di tutto quello che fate per noi.


Fr Beppe



1 commento:

Anonimo ha detto...

Siete grandi!!!


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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