Tra ieri ed oggi abbiamo avuto ben quattro casi di addome
acuto molto grave. E’ stata molto dura per noi perchè non abbiamo chirurghi
taliani ed inoltre anche Makena è in ferie.
Il primo caso è stato quello di una colecisti praticamente
necrotizzata e scoppiata, con peritonite chimica da bile.
Non è stato possibile
eseguire una colecistectomia classica perchè l’organo, oltre che necrotico, era
anche profondamente aderente al duodeno ed al fegato nelle parti più profone e
più vicine al dotto cistico. Abbiamo quindi optato per una rimozione parziale
con colecistostomia alla cute. Faremo la colecistectomia più avanti, quando le
condizioni del paziente saranno stabili... e speriamo di avere un chirurgo
italiano in nostro supporto in quell’occasione!.
Il secondo caso ecograficamente dava l’impressione di un
volvolo, e siamo entrati con la speranza di un intervento di derotazione veloce
e senza grossi pericoli.
Invece si trattata sì di volvolo che interessava gli
ultimi 60 cm dell’ileo: purtroppo però le condizioni dell’intestino erano
pessime, con segni di strangolamento e necrosi. Dopo aver “srotolato” il
volvolo, a nulla sono valsi i nostri tentativi di “rianimare” quell’ansa: non
ha ripreso colore e non ha dato segni di vita. E’ stato quindi necessario
procedere ad amputazione del cieco e resezione di circa 60 cm di ileo
terminale. Abbiamo quindi dovuto fare una non facile anastomosi ileo-colica
sull’ascendente.
Stamattina invece la seduta è iniziata con quella che
sembrava una appendicite acuta in paziente con pregresso taglio cesareo. Anche
in questo caso il quadro intraoperatorio ci ha sorpresi, in quanto non di
appendicite si trattava, ma ancora di volvolo dell’ultima ansa ileale, stavolta
attorno a delle briglie aderenziali di omento. In sè l’operazione è stata
piuttosto semplice in quanto i visceri erano vitali e si è trattato solo di
staccare le aderenze... ci sono però stati problemi al risveglio
dall’anestesia, problemi fortunatamente superati dalla paziente.
Da ultimo per oggi (almeno è quello che spero) abbiamo
ricoverato un paziente shockato e con chiari segni di rigidità della parete addominale.
L’ecografia mostrava una enorme quantità di fluido denso nella cavità
peritoneale.
Anche in questo caso abbiamo operato d’urgenza: il liquido
peritoneale visto in eco era in effetti un misto di bile e porridge. Ce n’era
veramente tantissimo! Le anse erano infiammatissime, piene di aderenze e
ricoperte da densi strati di fibrina.
Il contenuto alimentare in peritoneo mi
ha guidato ad analizzare al più presto lo stomaco e lo stomaco, alla ricerca di
una perforazione che in effetti ho veramente trovato: si trattava di un’ulcera
duodenale perforata.
Abbiamo fatto la duodenorrafia con attenzione, abbiamo
ricoperto la parte suturata di omento ed abbiamo lavato abbondantemente con
acqua sterile.
E’ stata una maratona di chirurgia addominale. Ora tutti i
pazienti sono vivi ed abbiamo fondate speranze che miglioreranno e saranno
dimessi.
Fr Beppe
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