Marta era stata operata di cesareo qui da noi una decina di
giorni orsono.
L’avevamo dimessa in quinta giornata post-operatoria e le
avevamo consigliato di andare in un ospedale vicino a casa per l’ultima medicazione
e per la rimozione dei punti.
E’ una cosa che facciamo quasi sempre, ed in genere va tutto
bene.
Lei invece ci è stata riportata oggi in ambulanza, con la
ferita operatoria settica e con un addome disteso e durissimo che certamente
ricordava una peritonite.
I globuli bianchi erano molto elevati; la paziente afebbrile
e completamente madida di un sudore freddo, con una pressione massima appena al
di sopra dei 70 mm/Hg.
L’ecografia addominale dimostrava due grosse aree cistiche
sia in corrispondenza dell’ipocondrio destro che del sinistro. Una puntura
esplorativa ecoguidata ha dimostrato che si trattava di materiale essudatizio e
dall’odore tipicamente settico. Non si vedeva fluido libero in cavità
addominale, ma le anse apparivano come appiccicate in una fitta matassa.
Non abbiamo ritenuto opportuno aspettare oltre ed abbiamo
deciso per la laparotomia d’urgenza. Era nostra opinione che non avremmo
aiutato la nostra malata con un approccio medico ed attendista.
All’apertura del peritoneo abbiamo notato che c’era una
notevole quantità di pus in cavità addominale; le aree viste in eco
corrispondevao a zone in cui l’essudato peritoneale era stato in qualche modo racchiuso
e contenuto dall’omento. Le anse intestinali erano tutte conglomerate ed
avvolte da uno spesso strato di fibrina ormai difficile da asportare.
L’utero era ancora notevolmente ingrandito ed era adeso alla
matassa intestinale ed al peritoneo parietale. Ho sbrigliato le tube, pensando
di vederne uscire una notevole quantità di pus. Invece dalle tube non usciva
materiale purulento.
Poi però ho visto il problema: una deiscenza della sutura
sull’utero. In pratica la breccia da cui avevo fatto uscire il bambino si era
aperta e le pareti della ferita erano necrotiche e brutte. In utero invece non
c’era pus nè ho trovato prodotti di concepimento ritenuti. Ho quindi recentato la ferita e risuturato
l’organo.
L’altra fase dell’intervento è stata il lavaggio della
cavità addominale con fisiologica tiepida e la lisi di tutte le aderenze.
Adesso Marta è stabile. E’ ricoverata con una parente che da
quasi subito ha ricominciato ad attaccarle il bambino al seno. Da circa un’ora
è sveglia ed è in grado di sostenere il suo figlioletto da sola durante
l’allattamento.
E’ la prima volta che mi capita una deiscenza della sutura
sull’utero al cesareo!
Ne sono sorpreso ed un po’ triste.
Sono però soddisfatto perchè sono stato in grado di prendere
rapidamente la decisione di operare la paziente: infatti non sarebbe mai
guarita con terapia antibiotica solamente, ed un ritardo decisionale avrebbe
potuto essere letale per lei.
La riflessione che mi porto dentro oggi è che le complicazioni
sono sempre alle porte sia in medicina che in chirurgia.
C’è chi dice che il cesareo sia un intervento da poco, ma io
dico sempre che il cesareo è un intervento facile solo quando tutto va bene, ma
che può essere gravato da una infinità di complicanze e da pericoli anche
gravissimi per la vita stessa della paziente.
Nel caso di Marta, ora sotto copertura antibiotica
endocenosa con Rocefin e Flagyl, ci auguriamo di essere intervenuti in tempo
per evitare il peggio.
Fr Beppe Gaido
1 commento:
BRAVO BEPPE
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