martedì 25 agosto 2015

Fr. Luigi Bordino: un punto di vista africano

Anche a Chaaria abbiamo voluto dare particolare rilievo alla memoria liturgica del BeatoLuigi Bordino, il 25 agosto.
Dalle nostre riflessioni e condivisioni con persone “locali” a noi vicine, sono emersi alcuni elementi forti che vogliamo condividere con tutti i lettori. I vari punti vengono esposti seguendo un angolo visuale africano, in cui diamo la parola alle persone di Chaaria che abbiamo intervistato. Il discorso sara’ quindi per lo piu’ in prima persona.
1-     Fr Luigi è per noi cristiani del Kenya una figura ancora tutta da scoprire, soprattutto a causa del fatto che le biografie ed i fatti che lo riguardano sono quasi tutti in Italiano. Le uniche informazioni da noi raccolte direttamente sono quelle contenute nelle immaginette scritte in Inglese, Kimeru o Kiswahili, oltre che nella recente biografia di Don Nicholus Kirimo.



2-     Certe parti della sua vita ci sono sembrate difficili da inquadrare storicamente: a scuola ci è stato spiegato molto poco riguardo alla posizione dell’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, ed ancor meno sappiamo della Campagna di Russia e dei Campi di Concentramento Sovietici. Però conosciamo molto bene i drammi recenti del Continente Africano, con i genocidi che si sono succeduti in Burundi e Rwanda, con le guerre civili del Congo, del Sudan, della Somalia e di molte altre Nazioni. Per cui non ci è stato molto difficile immedesimarci nelle sofferenze di Fr Luigi, che è stato fatto prigioniero in una guerra che non avrebbe voluto combattere, ed ha sofferto fame, freddo e privazioni di ogni genere a causa della sete di potere che è la radice di tanti mali che anche ora affliggono il mondo.
3-     Della sua esperienza come soldato e prigioniero ci ha colpito la chiara decisione presa insieme al fratello Risbaldo di non uccidere nessuno. Inoltre siamo stati edificati dalla considerazione che, anche in mezzo a tanta distruzione e sofferenza, Fr Luigi ha conservato un animo contemplativo, capace di pregare sempre, anche nei momenti più difficili e sofferti; ci ha impressionato pensare che in piena guerra egli fosse capace di aiutare i propri commilitoni feriti, al punto da dare loro il poco cibo messo da parte per la propria sopravvivenza: egli non ha avuto paura della fame ed ha sempre saputo che Dio gli avrebbe dato il centuplo per un solo bicchiere d’acqua dato per amore. Inoltre ci pare di aver compreso che la chiamata a servire Gesù nei poveri, sia nata proprio in questo tempo terribile, quando Fr Luigi è stato mosso da tenera compassione per i malati che venivano lasciati morire senza terapie e senza assistenza in una baracca del campo di concentramento. E’ stato in URSS che Fr Luigi ha avuto il coraggio di sfidare le proibizioni imposte dai soldati sovietici, ed ha compreso che nell’infermo c’è davvero Gesù…ed è proprio durante questo periodo durissimo che egli ha maturato la sua scelta di essere il servo dei poveri per tutta la vita. La sofferenza della guerra è certamente alla base della scelta vocazionale, anche se è probabile che Fr Luigi pensasse ad una vita di speciale consacrazione anche prima del conflitto, quando ancora era a capo dell’Azione Cattolica di Castellinaldo. Nel voto fatto alla Madonna Consolata di costruirle un pilone, abbiamo intravisto una somiglianza con la vocazione di san Francesco di Assisi: quando il Crocifisso parlò a San Francesco, gli disse di riparare la Sua chiesa, e Francesco obbedì prontamente, iniziando a lavorare alla Porziuncola…solo più tardi comprese che Gesù si riferiva alla Chiesa Universale, che aveva bisogno della testimonianza del Poverello per la propria conversione. Anche Fr Luigi, facendo la promessa alla Madonna di costruirle un pilone (una chiesetta materiale), forse non si rese conto immediatamente che Maria lo stava portando ad un dono più radicale: non l’offerta di una costruzione in muratura, ma quella di tutta la propria vita.
4-     Fr Luigi è per noi un attraente modello di Servizio al povero: egli ci insegna la carità secondo il cuore del Cottolengo; una carità fatta di semplicità e di dedizione, senza particolari eroismi, ma straordinaria nella quotidiana fedeltà a Gesù contemplato e amato nella persona del più piccolo ed abbandonato. Luigi era considerato come un Angelo da tantissimi malati da lui assistiti: egli sapeva infondere serenità e rassegnazione, coraggio e fede nella Divina Provvidenza. Tra tutti i poveri aveva anche lui i suoi prediletti: amava coloro che non hanno nessuno, come i Barboni ed i senza fissa dimora; oppure coloro che sono tanto poveri da non essere neppure in grado di vestirsi o nutrirsi da soli (i Buoni Figli), o coloro che ad un occhio umano sono i più repellenti ( come gli affetti da piaghe purulente e maleodoranti). Luigi sapeva che la carità vera non ha orario, e per questo si riteneva fortunato nell’essere chiamato anche più volte per notte  ad assistere qualche infermo in necessità: davvero egli non si faceva chiamare due volte, ma correva come sulle ali della carità al capezzale di chi era in necessità. Inoltre possiamo dire che in lui si è risolto pacificamente l’eterno dilemma della vita spirituale riguardante l’equilibrato rapporto tra azione e contemplazione: infatti, senza paura di sbagliare, possiamo dire che in Luigi possiamo ammirare un perfetto esempio di contemplazione nell’azione; egli era sia Marta che Maria: pregava molto anche durante il servizio, ed elevava continuamente la sua mente a Dio anche quando la carità lo chiamava a compiti delicati e tecnicamente molto qualificati. Sapeva inoltre portare a Dio tanto le menti dei malati quanto quelle dei dottori, che in presenza di Fr Luigi sempre si comportavano in un modo davvero ineccepibile, non solo dal punto di vista professionale, ma anche cristiano e spirituale.
5-     Fr Luigi è per noi un chiaro esempio di preghiera: ci è stato raccontato che davanti all’Eucaristia egli era veramente come un Angelo, completamente rapito dalla presenza del suo Signore; inoltre era sempre il primo ad alzarsi al mattino e, mezz’ora prima degli altri Confratelli, egli era già di fronte al santissimo Sacramento…e non è che questo fosse così facile, dal momento che anche a lui avrebbe fatto piacere dormire, soprattutto considerando le molte chiamate notturne. Quando davvero si crede che Gesù è la fonte della nostra carità e vitalità spirituale; quando si è convinti che “senza di Lui non possiamo fare niente”, perché Lui è il Sole che può scaldare i nostri cuori di pietra e può riempirli di amore soprannaturale….allora non c’è fatica o stanchezza che ci possa prevenire dal recarci davanti alla “Fonte di ogni dono perfetto”, per essere quotidianamente ricaricati e rinfrancati interiormente. Quanto dobbiamo imparare da Fr Luigi su questo punto! Noi siamo sempre stanchi ed in ritardo, quando si tratta di “svegliare l’aurora” per cantare le Lodi del Signore. Noi abbiamo mille scuse per non andare a pregare; qualche volta addirittura usiamo il servizio come alibi alla nostra pigrizia spirituale o alla nostra incapacità di trovare tempi adeguati alla preghiera . Luigi trovava sempre il tempo per pregare, anche nelle giornate più piene di servizio e di impegni, perché in lui era chiaro l’ordine delle priorità: prima amare e servire Dio, senza il quale tutto è vano; poi, per amor suo “insozzarci fino al collo anche con il sacrificio della vita” per aiutare chi è povero ed abbandonato. La grande carica contemplativa ha inoltre dato a Fr Luigi la capacità di leggere tutti gli eventi nella luce della Divina Provvidenza: così lo vediamo calmo e rassegnato quando una serie di calunnie e gelosie lo coinvolge a tal punto da spingere il Padre Generale a dubitare della sua purezza e a imporgli un doloroso periodo di proscrizione dai reparti femminili della Piccola Casa. Luigi è stato vittorioso non solo  per la sua completa innocenza ed ineffabile purezza, ma anche per il totale abbandono alla Divina Provvidenza, che ha voluto in tal modo testarlo e raffinarne lo spirito.
6-     Un altro punto che a noi sembra molto importante è quello della grande umiltà del Venerabile: tutti abbiamo bisogno di crescere nell’umiltà, che è la radice ed il fondamento di tutte le altre virtù cristiane. Egli è stato sempre molto umile, anche quando la sua fama si è sparsa per la Piccola Casa, al punto da essere considerato l’infermiere più bravo in assoluto, quello in grado di risolvere tutti problemi, quello capace di fare anche le anestesie, o di dare consigli utili a Chirurghi, Ortopedici e Internisti. Luigi ha saputo coniugare la bravura e la competenza con la semplicità del cuore; non è mai montato in superbia. Anche qui vorremmo tanto imparare da te, Fratel Luigi, perché spesso noi roviniamo gran parte dei nostri servizi, per il fatto che sotto sotto, vogliamo sempre primeggiare, vogliamo essere i migliori, e a volte arriviamo addirittura a rompere la carità fraterna per questa continua competizione alla ricerca di “chi è il più grande”.
7-     Fr Luigi ha saputo dire di sì a Dio non soltanto quando gli è stato chiesto di riconoscere  e contemplare Gesù nel sofferente, ma anche e soprattutto quando, ancor giovane e robusto, ha ricevuto da Gesù l’invito a salire sulla Croce della malattia. Il modo in cui egli ha portato e sublimato la sofferenza inguaribile, rappresenta  come un timbro di fuoco che ha dato maggior valore a tutto quanto egli aveva prima realizzato durante gli anni della Vita Religiosa. Fr Luigi è un testimone credibile, perché è rimasto fedele a Gesù anche nell’ora del Golgota. Ci è stato raccontato da moltissimi testimoni che Fr Luigi ha portato la sofferenza in modo ineccepibile, senza il minimo segno di ribellione nei confronti di Dio, e senza cedimenti alla disperazione. Sappiamo inoltre che la leucemia ha veramente distrutto il corpo del citato Fratello, fino ad impedirgli persino di mangiare, parlare o trovare una posizione comoda nel letto. Fr Luigi sapeva tutto della propria diagnosi, sapeva pure che le cure sarebbero state inutili, ma ha accettato anche le terapie più pesanti e piene di effetti collaterali, in spirito di obbedienza ai Superiori e con piena coscienza che la vita appartiene a Dio, e noi non abbiamo il diritto di accorciarla neppure di un’ora. La sua camera si è dunque trasformata in un santuario in cui liberamente il servo di Dio diceva il proprio sì alla chiamata alla sofferenza; il letto di Fr Luigi era meta di pellegrinaggio da parte di moltissimi ammiratori che desideravano diventare come lui, e volevano pregare qualche momento con lui. Anche quando la malattia impedì a Fr Luigi di parlare, la preghiera non si interruppe, e quotidianamente un Fratello o una Suora si recava a recitare l’Ufficio Divino o il Rosario al suo capezzale: FR luigi è morto in un clima di intensa orazione e di totale abbandono alla Divina Provvidenza. Da lui vogliamo imparare ad accettare tutte le stagioni della nostra vita, sia quelle in cui il Signore ci manda la pace e la serenità, sia quelle in cui ci viene donata la Croce. Da Fr Luigi vogliamo imparare che la nostra vera felicità è nel compimento della volontà di Dio, anche quando è umanamente incomprensibile.

Con questo piccolo contributo abbiamo voluto partecipare alla gara che i suoi ammiratori vogliono vivere nell’onorare e venerare Fr Luigi Bordino nel giorno della sua salita al Cielo. Molto dobbiamo ancora crescere per conoscerlo bene, e quindi imitarne gli esempi nella nostra vita quotidiana, ma siamo determinati a fare di più non solo per noi stessi, ma anche per proporlo a tutti i Cristiani della nostra Chiesa Keniana. Egli è un modello di Santità semplice ed umana, molto vicino alla gente, e capace di trasmettere entusiasmo attraverso il quotidiano di una vita completamente donata a Dio e ai poveri. Pensiamo che possa essere una figura rilevante nella spiritualità africana, che non ha bisogno di tante spiegazioni teologiche, quanto di esempi pratici da seguire.


Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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