Ieri si è celebrata la
giornata mondiale dell’acqua.
Ma l’acqua è distribuita
in maniera così diseguale!
Circa un miliardo di
persone nel mondo non ha accesso all’acqua potabile, ed il doppio rispetto a
questa cifra gia’ spaventosa non ha la possibilita’ di servizi igienici
adeguati.
Circa 3 miliardi di
esseri umani devono camminare piu’ di un chilometro per accedere ad un pozzo o
ad un fiume.
La situazione e’
terribile soprattutto negli slum e nelle bidonville dove per esempio l’acqua
deve essere comprata a prezzi esorbitanti, perche’ i torrenti ed i rigagnoli di
quelle aree sono troppo contaminati da fogne e sporcizia. In molte baraccopoli
la popolazione deve comunque usare quell’acqua sporchissima per lavarsi,
perche’ non ha abbastanza soldi per comprare acqua pulita sia per bere che per
l’igiene personale.
Sappiamo che molta gente
nel mondo non ha a disposizione in un giorno intero tanta acqua quanta quella
che svuotiamo nel water ogni volta che tiriamo la catenella dello sciacquone.
Anche nella nostra zona
la quasi totalita’ della popolazione non ha acqua corrente in casa o nelle vicinanze.
Quasi tutti devono andare
al fiume per raccogliere il prezioso liquido fonte di vita: normalmente questo
e’ un lavoro delle donne e dei bambini, che poi tornano a casa con pesanti
fardelli sulla schiena o sulla testa.
Ci sono persone invece
che hanno scavato dei pozzi, trovando acqua ad una profondita’ di circa 20-25
metri.
Ora, sia l’acqua dei
torrenti sia quella dei pozzi dimostrano un livello di inquinamento molto elevato.
Ci sono in essa insetti, fango e contaminanti del terreno: soprattutto durante
la stagione delle piogge l’acqua e’ di color marrone a causa del terreno ad
essa frammisto.
Ci sono batteri e
parassiti in quantita’ ‘industriali’: i germi che piu’ frequentemente inquinano
le nostre acque sono costituiti da entameba istolitica e giardia lamblia. Non
mancano comunque anche ancilostoma duodenale, necator americanus, bilharzia
(del tipo mansoni) e vari altri.
Secondo analisi da noi
eseguite qua e la’ e secondo l’epidemiologia
infettiva nei nostri pazienti, credo di poter affermare che nei corsi d’acqua
del circondario ci sia anche una pesante contaminazione da salmonelle e da
escherichia coli, oltre che una considerevole presenza di criptosporidium
parvum particolarmente patogeno per i soggetti HIV positivi.
E’ inoltre di un mese fa
una prolungata epidemia di colera che ha colpito il Tharaka e che, dal nostro
punto di vista, ha portato ad un aumento di ricoveri ospedalieri per diarrea
severa dalla zona di Mukothima e Gatunga.
Dobbiamo inoltre tener
presente che i pozzi scavati dalla popolazione hanno piu’ o meno la stessa
profondita’ delle cosiddette ‘pit latrines’, cioe’ dei semplici gabinetti che
da tempo gli abitanti sono incoraggiati a costruire per ridurre il livello di inquinamento
fecale del territorio.
Una ‘pit latrine’ e’
semplicemente un buco molto profondo nel terreno, su cui poi si appongono degli
assi di legno oppure si construisce un ‘battuto’ di cemento con un foro nel
mezzo, che dovrebbe funzionare a mo’ di ‘turca’. Su questo semplice servizio
igienico viene quindi edificata una baracca di legno per la privacy.
La pit latrine non ha uno
sciacquone e si riempie progressivamente. Quando e’ piena, la si copre con un
po’ di terra e si realizza un altro gabinetto nelle vicinanze.
Come potete comprendere
questo sistema, in se’ molto interessante perche’ poco costoso, porta con se’
il fatto che il liquame fecale assai rapidamente puo’ raggiungere le falde
acquifere piu’ superficiali: ed infatti alcuni campioni da noi raccolti in vari
pozzi dimostrano una elevata prevalenza di escherichia coli, che e’ notoriamente
una enterobacteriacea, cioe’ un germe che proviene dall’intestino umano.
La filtrazione del
materiale contaminante lentamente raggiunge comunque le acque piu’ profonde:
infatti, quando Fr Lodovico fondo’ la missione di Chaaria, l’area era quasi
disabitata. Nel 1984 egli trivello’ un pozzo fino alle acque profonde, sotto
gli strati di roccia. Le nostre falde, ad una profondita’ di circa 100 metri,
erano costituite di acqua dolce completamente sterile, e quindi potabile.
Con gli anni, la
fondazione dell’ospedale ha portato ad un ‘boom demografico’ nel circondario:
si sono costruite scuole a ridosso della nostra Missione; e’ nato un fiorente
mercatino appena oltre il cancello del Centro; sono state costruite case per
essere affittate al nostro staff.
L’ospedale e’ naturalmente anch’esso un
grande produttore di escrementi; da quasi subito inoltre ha avuto bisogno di un
cimitero, dove praticamente ogni giorno seppelliamo pazienti che ‘non ce l’hanno
fatta’, e che vengono per varie ragioni abbandonati in obitorio da noi.
Tutta questa attivita’
umana, con l’aumento esponenziale delle ‘pit latrines’, ha fatto si’ che da
alcuni anni pure le nostre acque profonde siano pesantemente inquinate da
escherichia coli, e debbano essere clorinate e bollite prima di essere bevute.
E noi siamo comunque
fortunati!
Missionari nostri amici
nel Nord del Kenya, in zone cioe’ molto piu’ aride e povere d’acqua, hanno
trivellato pozzi profondissimi, con spese enormi, ed hanno rinvenuto soltanto
acqua salata.
Ritornando a parlare
dell’acqua del fiume, dobbiamo tener conto che molta vita sociale avviene sulle
sue sponde: ad esso si abbeverano gli animali; gli abitanti ci fanno il bagno
ed il bucato; in esso vengono lavate le autovetture ed i camion, e purtroppo si
buttano tutte le porcherie a mo’ di discarica (dobbiamo ammettere che la nostra
gente ha poca coscienza ecologica).
Tutto cio’ da’ un’idea
della pericolosita’ dell’acqua dei torrenti, dal punto di vista sanitario.
Da un paio di anni a
Chaaria e’ partito un progetto governativo di canalizzazione dell’acqua del ‘Mariara
river’: questo sistema portera’ acqua nei vari villaggi attorno al Market. Anche il Cottolengo Mission Hospital ha
ricevuto un tubo che ci fornisce acqua se non altro per l’irrigazione della
shamba e per la pulizia degli ambienti.
Sara’ acqua non potabile,
ma almeno molte donne non dovranno piu’ fare chilometri con una tanica sulla
schiena per portare a casa l’acqua necessaria a tutto il ‘management’ familiare
quotidiano.
Portare l’acqua piu’
vicino a casa, fosse anche in una piazza, e’ gia’ un grande passo avanti,
seppur non si possa ancora parlare di potabilizzazione.
Noi poi continuiamo la
nostra campagna di educazione sanitaria sull’importanza di bollire sempre l’acqua
prima di berla, al fine di ridurre l’impatto devastante che le patologie a
trasmissione fecale-orale continuano ad avere sulla notra popolazione.
Ma il messaggio passa con
difficolta’, vuoi per motivi culturali, vuoi anche per la difficolta’
intrinseca nella bollitura: bisogna andare a raccogliere il legname magari
molto lontano da casa; inoltre un semplice fuoco impiega moltissimo tempo a far
raggiungere la temperatura di ebollizione all’acqua stessa.
Bisogna comunque
insistere su questo semplice mezzo di prevenzione, cosi’ basilare e cosi’
disatteso.
Ieri all’ONU si è discusso
appunto di acqua come diritto inalienabile dell’essere umano.
Speriamo che si prendano
decisioni radicali per donare acqua pulita a tutti su questo nostro pianeta
cosi’ ‘diseguale’... e soprattutto per evitare che l’acqua, gia’ cosi’ scarsa e
inquinata per la maggior parte dell’umanita’, possa in futuro diventare anche
la piu’ importante causa di conflitti non solo tra tribu’ ed etnie confinanti,
ma anche tra nazioni.
Fr Beppe Gaido
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