giovedì 7 giugno 2018

500

Oggi abbiamo raggiunto ed anche superato i 500 interventi eseguiti con la tecnica di SIGN.
Non posso negare la commozione e la gioia provata quando ho inserito il cinquecentesimo chiodo oggi, in un giovane di 19 anni con una polifrattura di entrambi i femori e della tibia di destra.
So che i numeri non dicono molto, ma so anche che ogni numero corrisponde ad una persona che ora cammina, lavora, e' indipendente e puo' guadagnare qualcosa per la sua famiglia grazie al fatto che li abbiamo operati gratis.
E se abbiamo potuto farlo e' perche' i nostri donatori americani generosamente ci hanno sostenuti ed hanno invito gli impianti con cui curiamo le fratture.
Sign ci permette di operare solo femori, tibie e omeri...per le altre fratture dipendiamo ancora da Luciano e da altri benefattori che ci aiutano ad acquistare le placche.
Ma e' comunque un enorme salto di qualita' ed un incremento esponenziale delle nostre potenzialita' in campo traumatologico.
Ora siamo l'ospedale di riferimento per la terapia chirurgica delle fratture non solo nel Meru ma in molte altre contee soprattuto del Nord e del Nord Est del Kenya.
Siamo riconoscenti, commossi, ed umanamente orgogliosi dei nostri 500 impianti di Sign in circa un anno e mezzo di programma.
Grazie al Dr Lewis Zirkle ed a tutta la sua organizzazione umanitaria (Sign Fracture Care International), per aver avuto fiducia in noi.


Continueremo a lavorare duramente ed onestamente, e ceratmente non tradiremo le loro aspettative

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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