sabato 28 luglio 2018

Che tristezza!

Anna ha partorito da noi circa due anni e mezzo fa. La ricordo bene perche' e' stato un parto con forcipe alle 3 del mattino.
Da circa tre anni affitta un tugurio a Chaaria e con il marito cerca di tirare avanti lavorando a giornata nei campi di coloro che la chiamano.
Una vita poverissima davvero, ma la bimba e bellissima e pareva essere sia il collante che univa i genitori, e sia anche la loro gioia.
Sono una coppia giovanissima. Non credo che Anna abbia piu' di 23 o 24 anni, ed il marito e' piu' o meno suo coetaneo.
Sono emigrati a Chaaria da un villaggio del Tharaka, regione confinante e certamente piu' povera rispetto al Meru.
Oggi e' venuta in ospedale piangendo e mi ha chiesta di aiutarla.
Le ho domandato se lei o la sua bambina fossero malate, ma lei ha scosso la testa.
Poi, tra un singhiozzo e l'altro, mi ha spiegato la situazione: "mio marito mi ha mandata via, insieme alla bambina. 
Non so se e' perche' da tempo non trovo lavoro a giornata e quindi non contribuisco all'economia familiare. Sono due giorni che ne' io, ne' la piccola mangiamo, perche' lui arriva a sera dai campi quando ha gia' mangiato fuori, non ci da' soldi per comprare cibo e ci manda anche a dormire fuori casa. 
Ho chiamato mio fratello perche' mi mandasse un contributo con cui io possa prendere un mezzo pubblico e tornare dalla mia mamma, a cui spieghero' la situazione in seguito. 


Lui dice che di denaro liquido non ne ha e che devo aspettare fino a lunedi' perche' lui raccimoli qualcosa da inviarmi. Ma se aspetto fino a lunedi', io e mia figlia moriremo di fame. Per favore, dammi i soldi per il trasporto.
Poi, appena posso, te li restituisco. Fidati di me!"
Ho sentito nel cuore un misto di tenerezza infinita, di tristezza profonda ed anche di rabbia verso quel ragazzo che ora addirittura non vuole che la bimba lo chiami papa'. Le ho quindi risposto: "Ti do i soldi. 
Prendi un mezzo e vai da tua mamma prima di sera. Riprenditi un po', sia fisicamente che soprattutto nel cuore. Prendi tempo. 
Vediamo se e' solo una crisi momentanea e magari potrete tornare insieme nuovamente. Non so se mi restituirai i soldi, ma non importa. Lo faccio per questa bambina che davvero non ne puo' nulla dei motivi per cui non andate piu' d'accordo. Se un giorno tornerai a Chaaria, passa a trovarmi".

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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