domenica 21 ottobre 2018

La giornata missionaria mondiale

Oggi la Chiesa celebra la giornata missionaria mondiale.
In qualche modo questa e’ la festa di tutti coloro che si impegnano per portare Gesu’ agli altri...festa di noi religiosi certamente, e festa di tutti i volontari che si donano gratuitamente ai piu’ poveri.
Credo che qui ci sia davvero il nocciolo della nostra missionarieta’: i poveri.
Essi per noi sono la presenza concreta di Dio.
Stando con loro, mettendoci al loro servizio, noi possiamo stare con il nostro Signore, servirlo, e contemplarlo.
Ecco perche’ penso al Fratello Cottolenghino (ma anche al volontario) soprattutto come ad un contemplativo, anche se lavora come un disperato dal mattino alla sera: noi abbiamo la possibilita’ di avere Gesu’ tutto il giorno nelle nostre mani. Sta a noi decidere se dargli le briciole, o se seguire l’indicazione del Santo Cottolengo a “sacrificare la salute, ed anche la vita per Cristo che vive nei poveri e nei sofferenti”.
Ecco un’altra definizione della nostra missionarieta’: essere totalmente dedicati al Signore che soffre anche oggi nei miserabili; essere a loro donati fino al “sacrificio della nostra vita”.


Questo e’ un ideale altissimo che richiede costante grazia e forza dall’Alto: ecco perche’ il Cottolengo ci ricorda che la preghiera e’ il primo e piu’ importante lavoro della Piccola Casa... una preghiera che inizia in cappella, ma che si estende lungo tutto l’arco della giornata al letto di chi soffre.
Siamo quindi missionari nel servizio incondizionato ai piu’ poveri: la nostra vita e’ portare ai piu’ poveri la Buona Notizia che Dio e’ Padre, che si prende cura di loro con tenerezza; che ha mandato noi come suoi messaggeri.
Dobbiamo diventare loro fratelli,ed insieme come comunita’, cercare di
alleviare le loro pene.
Siamo chiamati a chiedere ogni giorno a Gesu’ di darci la forza per
riconoscerlo in chi e’ abbandonato, e per non tradirlo con le nostre
incoerenze.
Siamo dunque pure noi a Chaaria dei predicatori del Vangelo? Anche
siamo in sala operatoria o in reparto 24 ore al giorno?
Io credo proprio di si’.
Predichiamo il Vangelo in modo silenzioso e concreto, con una vita spesa quotidianamente per il Signore e per il prossimo.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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