mercoledì 24 settembre 2008

Tsunami dai Buoni figli?


Negli ultimi tempi siamo stati spettatori di alcuni cambi nel dipartimento dei nostri handicappati: alcuni dei piu’ anziani dipendenti hanno raggiunto l’eta’ pensionabile, ed alcuni altri hanno deciso di non rinnovare il contratto.

Cio’ ha creato una situazione nuova in cui abbiamo potuto sederci a tavolino e discutere apertamente sulla possibile riorganizzazione delle attivita’, contando sia sui Fratelli che sull’aiuto delle Suore.
Prima di tutto abbiamo cercato di farci un organigramma, che indicasse da una parte tutti i bisogni, e dall’altra il tempo e le persone necessarie per soddisfarli. In questo modo abbiamo ora uno strumento di lavoro per organizzare dei turni di servizio che ci proteggano sia dal rischio di “overstaff” sia da quello di mancanza del personale necessario.
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Abbiamo anche ripensato completamente il grande settore dell’igiene personale dei ragazzi, che ora ricevono la doccia o il bagnetto tutti al mattino, in modo da affrontare la giornata quando sono gia’ puliti.
Il momento della spazzolatura dei denti non e’ cambiato; allo stesso modo nulla e’ stato modificato negli orari di scuola speciale, di fisioterapia e di attivita’ occupazionali.
Abbiamo cercato di impostare una dieta un po’ piu’ razionale, allo scopo di combattere la tendenza all’obesita’, causata in parte dalla totale inattivita’ in carrozzella, ed in parte dall’aumento dell’eta’ degli ospiti. E’ in programma l’organizzazione di una gita “fuori porta” prima dell’inizio delle piogge.
Con l’aiuto dei volontari cercheremo di potenziare anche la parte ricreativa, sfruttando maggiormente le altalene, organizzando partite di calcio e piccole passeggiate a piedi per alcuni. Molto e’ gia’ stato fatto in questo senso soprattutto con l’aiuto di Gianni, Mauro, Francesca ed Elena, ed altrettanto cercheremo di fare con Lory.

Ciao. Fr Beppe Gaido


MOSES CI LASCIA
Dopo essere stato ospite del nostro ospedale per piu’ di tre anni, il vecchio “Masai” ci lascia... la nostra missione e’ compiuta. Era stato ricoverato per un’ ulcera tropicale inguaribile alla gamba. Questa era stata la ragione per cui il suo clan lo aveva abbandonato. Moses e’ vedovo e pare che non abbia figli viventi.
Abbiamo tentato a lungo di aiutarlo con medicazioni. Poi ci siamo accorti che non avremmo avuto altra possibilita’ che l’amputazione. E’ stato Massimo a fare il lavoro. La via della guarigione e’ stata lunga e difficile, ma ora siamo anche riusciti a confezionargli una protesi, sfruttando la competenza di volontari italiani di Naru Moru.
Moses ora puo’ camminare, ed ha deciso di accettare l’offerta della Diocesi di accettarlo in un piccolo ricovero per anziani non lontano da Meru.
Per lui non abbiamo chiesto soldi a nessuno. Anche per la gamba artificiale abbiamo semplicemente lasciato che il nostro cuore ci spingesse a fare tutto quello che ci era possibile. Nonostante tutto cio’, i soldi sono arrivati, e sulla nostra tavola non e’ mai mancato il cibo. Pensando a Moses e alla tonnellata di scellini che ci e’ costato, mi viene in mente un salmo: “Getta nel Signore la tua pena, ed egli ti dara’ sostegno”.

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Foto di Moses


PS. LE OFFERTE INVIATE DALL’ASSOCIAZIONE PER KENNETH E PER HURUMA CENTRE SONO GIA’ STATE DEVOLUTE. GRAZIE ANCORA! CHARITY SARA’ TRASFERITA AL KENYATTA LUNEDI’ PROSSIMO.

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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