lunedì 27 ottobre 2008

Il mio ringraziamento per il Premio ricevuto oggi a Como


Come potete immaginare,
non ho potuto essere presente alla consegna del riconoscimento conferitomi dalla FESMI, la federazione italiana stampa missionaria.
Vi allego il GRAZIE che Fr Roberto ha portato a quella assemblea a nome mio. Sono così riconoscente a Dio per questo nuovo dono della sua tenerezza nei miei confronti. Eccovi il testo:
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Carissimi amici,
sono commosso ed onorato dal premio che avete voluto concedermi. La cosa che mi da’ maggior gioia e’ il fatto che avete apprezzato cio’ che scrivo. Normalmente scrivere per me e’ un movimento dell’anima. Non posso farlo sotto comando, o per argomento preconfezionato. Io devo emozionarmi, devo provare delle sensazioni profonde, e poi lo scritto diventa quasi come uno sfogo automatico, una voce interiore, un “tubo di scappamento” del cuore.
Quando inizio a comporre, devo cercare di arrivare fino in fondo, anche se sono le due di notte... altrimenti le emozioni mi scappano e l’indomani non riesco piu’ a trovare il filo del discorso.
Come vedete c’e’ un abisso tra me e Manzoni, che invece ha limato i Promessi Sposi per molti anni.
Io amo “scrivere” la vita dei poveri con cui condivido e per cui lavoro. Vorrei essere la loro voce, il loro altoparlante. Mi piacerebbe che i miei piccoli componimenti senza pretese facessero conoscere di piu’ quell’umanita’ sofferente e “bella” di cui solitamente la stampa non parla. Desidererei essere la voce di chi non puo’ scrivere perche’ non sa farlo. Grazie a voi che mi leggete. Se scrivessi senza chi mi legge, il mio sarebbe un monologo. Invece mi pare che la nostra sia ormai una grande famiglia virtuale in cui circolano tante idee.
Non sono un giornalista di professione. Scrivo con il cuore, oltre che con la penna. Non avrei mai pensato che le cose che dico potessero interessare a qualcuno. E’ stata Mariapia Bonanate e credere in me, e a lei va il mio piu’ scrosciante ringraziamento. Lei mi ha spronato, mi ha incoraggiato, e mi ha aiutato a superare la mia innata carenza di autostima. Poi ringrazio don Chiavazza e tutto lo staff de IL NOSTRO TEMPO: anche loro mi hanno corroborato e mi hanno fatto sentire parte della loro famiglia.
Grazie a Mondo e Missione, al PIME e alla FESMI e a tutte le organizzazioni coinvolte.
Io sono un medico, ed opero in uno sperduto ospedale missionario del Cottolengo... e credo fortemente che questo sia l’ambito specifico in cui sono chiamato ad essere missionario, ma ora sento che anche con la penna posso essere coinvolto nella grande missione dell’Annuncio del Vangelo, proprio di tutta la Chiesa.
Un abbraccio a tutti. Ringrazio Fr Roberto e Fr Paul che sono presenti e chiedo loro di accogliere il premio a nome di tutti i poveri ed i malati di Chaaria.
Accettate le mie lacrime di commozione.

Fr Beppe Gaido
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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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