mercoledì 14 luglio 2010

Il monitor per la sala

Insieme a tutto lo staff della sala operatoria desideriamo esprimere nuovamente il piu’ sentito ringraziamento alla Associazione Volontari Mission Cottolengo, ed a tutte le persone che hanno donato un “obolo” per l’acquisto di questa preziosissima macchina, che nelle foto vedete gia’ in azione durante il primo intervento.
Jesse in particolare esprime a tutti la sua gioia ed augura ad ognuno di cuore: “May God bless you!”.
Tutti noi ci rendiamo conto dell’estrema importanza del monitor, che ci permettera’ di tenere sotto controllo piu’ accuratamente le condizioni del malato durante le operazioni.
Inoltre, quando di notte non c’e’ un anestesista e Fr Beppe deve fare sia la spinale che l’intervento, lasciando poi ad una infermiera o ad una tecnica di sala il compito di seguire l’operando, il monitor gli dara’ un colpo d’occhio immediato della situazione, minuto per minuto. Infatti grazie ad esso la saturazione dell’ossigeno, la pressione arteriosa, il battito cardiaco, l’ECG, la temperatura del malato sono costantemente sotto controllo... e se qualcosa non e’ a posto la macchina suona, obbligando quindi a prendere provvedimenti.
A nome di tutte quelle persone che vanno sotto i ferri a Chaaria e che da oggi correranno qualche rischio anestesiologico in meno grazie al monitor, ripetiamo il nostro ringraziamento... e promettiamo la nostra preghiera.
La nostra particolare riconoscenza a Fr Lorenzo che ha seguito tutte le pratiche di importazione e di consegna della macchina.

La comunita’ di Chaaria 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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