Il vero monumento che hai davanti tutti i giorni qui in Africa sono proprio le donne.
Le donne, cardine della societa’ agricola in cui viviamo, centro delle famiglie, speranza dei loro bambini, spalla sicura per gli anziani.
Le donne, esempio di fedelta’ coniugale, a fronte di tanti tradimenti per lo piu’ da attribuire all’irresponsabilita’ degli uomini.
Tante sono le figure femminili che mi hanno profondamente colpito negli anni della mia presenza qui a Chaaria. La donna africana è come un modello di pazienza e di laboriosità di cui non puoi che essere profondamente impressionato.
Spesso, guardandomi intorno, quasi mi vergogno di essere un uomo, considerando lo stile di vita medio del cosiddetto “sesso forte”.
La femminilita’ africana si esprime appieno nella maternita’. La donna di qui e’ madre per eccellenza.
Le “mamme” sono quelle che si alzano al mattino prima di tutti, vanno a mungere la mucca quando è ancora buio, preparano la colazione per il marito ed i figli ancora addormentati, accompagnano i bambini a scuola e vanno nei campi con la “panga” a fare tutti i lavori necessari, tornano a casa la sera a lavare la biancheria e preparano la cena al marito e ai piccoli.
Le vedi uscire dalla foresta con qualche carico di legna sulle spalle.. ricurve sotto quel peso piu’ grande di loro.. precedute da una piccolina che diventera’ come loro.. anche le bambine gia’ sono cariche di legname… piccole lavoratrici educate sin da giovani al “compito della donna”... un compito duro e poco riconosciuto, a volte disprezzato, e rimpianto solo quando lo hai perduto.
I maschietti normalmente corrono davanti alla mamma, ma non portano le fascine... anche questo e’ un presagio di quello che i bambini diventeranno da adolescenti e da adulti.
Anche in ospedale il senso di maternita’ della donna si esprime in tutta la sua profondita’.
Vedi le madri sul letto del loro piccolino ammalato. Sono li’ totalmente donate alla loro creatura: la vegliano, la custodiscono, la ripuliscono, la allattano. Soffrono con i loro piccoli quando facciamo loro del male... per esempio per incannulare una vena, o quando quotidianamente dobbiamo eseguire una dolorosissima medicazione per la cura di un’ustione.
Pero’, quando i bimbi stanno meglio, sono capaci anche di giocare con loro. Si fanno schiaffeggiare con dei buffetti sulla guancia; fan finta di morsicare il mento della loro creatura; ingaggiano piccoli inseguimenti.
All’imbrunire le strade di Chaaria sono pienissime di figure femminili dal volto stanco, dai vestiti impolverati e dai piedi spesso nudi.. le osservi camminare veloci accanto a qualche marmocchio mentre riportano a casa il bestiame..
Le bimbe di Chaaria sono “piccole donne” gia’ all’eta’ di sei anni. Camminano per strada con un fratellino piccolo legato alla schiena. Hanno in mano una bottiglia di latte che vanno a vendere a domicilio per ricavarne pochi scellini per la madre. Sono volti di bimbe ma l’atteggiamento e’ gia’ molto adulto. E sui loro volti non manca mai il sorriso.
Sono le donne il volto piu’ bello di questo continente... prive di vergogna nello scoprire il seno e allattare il proprio neonato, e, per assurdo, incapaci di parlare ad un uomo guardanolo direttamente negli occhi. Ricordo in ospedale mamme allattare in posizioni da contorsionista mentre il bimbo piange disperatamente durante una medicazione, o mentre incannuliamo la vena.
Ripenso a tutte le volte in cui vorrei ascoltare il torace di un paziente pediatrico, ma il pianto forsennato mi impedisce di sentire.
Poi la mamma gli offre il seno, e, come per incanto, il bimbo si dimentica di quella ‘brutta faccia’ di uomo-bianco che tanta paura gli aveva fatto pochi minuti prima.
Le donne africane sono affascinanti... raccolte nelle loro vesti variopinte che evidenziano quei volti di incommensurabile profondita’ ed a volte tristezza… Ci tengono alla loro bellezza. Le scorgi a volte lungo la strada, sedute per terra o su una sedia, intente nelle loro chiacchierate interminabili, e meticolosamente affaccendate quasi a tessere con le mani i capelli in trecce sottili e lunghissime.. quelle stesse mani callose con cui piu’ tardi divideranno i semi dalla cascara e zapperanno la terra...
La donna e la terra: un rapporto costante qui a Chaaria.
Sono loro le contadine; sono loro a dissodare, seminare, piantare e raccogliere... e, per assurdo, loro stesse sono a volte considerate dai mariti al pari della terra: scelte e sposate per dare frutti ed sovente abbandonate se non fertili e produttive...
Spesso penso all’assurdita’ di certi rapporti uomo/donna nel nostro contesto rurale, e mi chiedo se i giovani qui sposino le ragazze, oppure direttamente i figli che da questa unione probabilmente sbocceranno.
Belle e vigorose, vedi le donne africane sprigionare la loro emozione e vitalita’ in un ballo celebrativo o in un canto... Puo’ essere una messa solenne od una festa. La donna si muove, danza, trascina e canta. Sono suoni melodici e ritmi trascinanti, esaltanti ed a volte inquietanti del repertorio kimeru che l’ha accompagnata e sostenuta sin dalla piu’ tenera eta’. “Canta che ti passa”: quanto deve essere vero per queste donne cosi’ provate dalla vita!
Quanto sopra scritto e’ solo emotivita’? Solo una bella poesia? Ho peccato di sentimentalismo?
Io non lo penso proprio... ma giudicatelo voi.
PS: ringrazio Claudia Miotto, che, quand’era a Chaaria, mi aveva lasciato degli appunti ai quali mi sono riferito anche oggi mentre scrivevo queste parole per il blog.
1 commento:
Carissimo Beppe, mi è piaciuto moltissimo quello che hai scritto sul blog a proposito delle Donne. L'ho sempre pensato e detto, anche se non in modo così ben espresso. L'unico passaggio sul quale le mie impressioni sono diverse è quello in cui dici che forse gli uomini, più che la donna, amano i figli che verranno...
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