domenica 24 ottobre 2010

Il gruppo di volontari della Sicilia, in partenza per Chaaria a fine ottobre... Lettera del Dott. Vincenzo Scala

...Ecco la foto ed i loro nomi, ringraziandoli già sin da ora per il loro prezioso contributo.

Nadia

Nella foto da sinistra: D.ssa Mariella Montalto (dentista); Dott. Rapisarda Cristian (chirurgo); Giuseppina Pistorio (Infermiera); Dott. Vincenzo Scala (chirurgo); Dr.ssa Salvina Gagliardo (specializzanda in chirurgia) e manca nella foto la D.ssa Gina Lupo (anestesista).



                                 
“UN PESO CONDIVISO LO SI PORTA FACILMENTE”
Pochi giorni prima della partenza per Chaaria desidero, in primis,  ringraziare sia il gruppo di medici ed infermieri che partiranno con me  per questa missione a  fine ottobre sia gli amici del Cottolengo Dott. Marchisio, fr. Meneghini e fr. Beppe per quello che hanno realizzato e per quello che realizzeranno in futuro (vedi la nuova sala operatoria).
Desidero rivolgere, permettete questo personale excursus,  il mio immenso grazie al nostro Padre che  mi consente oggi di partire  (pur se cosciente dei rischi) dopo avermi fatto   superare, appena sette mesi fa, un pesante intervento cardochirurgico con otto ore di circolazione extracorporea. Per cui se al momento Gesù non mi ha voluto significa pure che desidera che io aiuti ancora qualche fratello bisognevole di attenzione medica ed umana.
Nel corso di questi ultimi anni, un po’ per necessità, un po’ per fiducia acquisita, la popolazione locale e pure quella distante affluisce viepiù numerosa  al Cottolengo Mission Hospital di Chaaria e le prestazioni giornaliere sono sempre in numero crescente. La figura instancabile e generosa di Fr. Beppe  col suo team locale  affronta, con scienza e coscienza, ogni patologia chirurgica o internistica in senso lato ma necessita della collaborazione e dell’aiuto di noi tutti volontari da ogni dove col nostro personale  bagaglio di esperienza professionale da offrire alla popolazione locale.
Ciascuno di noi volontari sa ed immagina la realtà che ci accoglierà. 
Ovvero:  Niente televisione, niente giornali, niente radio, niente caos, no smog, no sigarette,  nessuna fretta, niente politica, niente calcio, né Berlusconi, né  Bersani. 
A chi spesso ci chiede perché andiamo io ripeto  alcune frasi di Kerouac nelle quali  vedo un po’ del nostro animo: “Le uniche persone che esistono sono i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano come favolosi fuochi d’artificio ed esplodono sopra  le stelle con luce azzurra, e tutti col naso in sù fanno: OOOOOOHHHHHH.”.
Noi siamo tutti uniti, credenti e non ,  dei viaggiatori insaziabili con una forte voglia di andare sempre oltre, di scoprire e di aiutare, e se permettete  “ci piace essere pazzi così" per sapere di esistere anche per gli altri.
Là dove il sole ti brucia la pelle e l’aria pura ti esplode nei polmoni, là dove le stelle paiono sì numerose e sì vicine sopra la tua testa pronte ad essere raccolte e messe in un paniere, là dove  i colori sono accecanti, là dove gli animali sono milioni, là dove terra e cielo sono senza confini,  il volontario vive una esperienza umana e professionale incredibile e indimenticabile ed emozionante  che lo segnerà per sempre. Tant’è che molti di noi tornano col “mal d’Africa" e  lì tornano da “recidivi".
Nella pratica medica e nella esperienza umana   ti confronti con situazioni  inimmaginabili ed impensabili (neoplasie in fase terminale, lesioni da machete, ulcere insanabili, scorbuto, pellagra, malnutrizione, malaria devastante, etc.)  e  spesso ti senti impotente ma desideroso di fare qualsiasi cosa  giusta per ridare un po’ di speranza a questi martoriati pazienti siano bambini, donne in gravidanza o adulti.
Ecco ci sarebbe ancora tanto da raccontare  e da considerare ma  è ora di partire.  A presto tra un mese.

Dott. Vincenzo Scala


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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