mercoledì 3 novembre 2010

Antonello, Efisio ed Elvira

Come sempre accade, i volontari se ne vanno sul piu’ bello... e cioe’ quando il tempo di rodaggio e’ terminato, ed il lavoro scorre fluido ed efficiente.
Partono proprio quando ci siamo conosciuti bene, ed e’ bello stare insieme!
Questo lo sento in modo particolare per Antonello, Efisio ed Elvira.
La cosa per cui non finiro’ mai di ringraziarli e’ prima di tutto la loro umilta’: sono entrati in punta di piedi; non hanno cercato di sovvertire nulla delle cose che facciamo; si sono messi a nostra disposizione con una discrezione encomiabile.
Non hanno mai criticato niente e non hanno avanzato alcuna pretesa.
In loro ho avvertito il vero spirito missionario ed il corretto atteggiamento per un volontario, che viene per aiutare senza imporre, per mettersi al fianco senza disturbare, per insegnare senza umiliare.
Certamente la mia preghiera e la mia speranza sono che possano presto tornare nuovamente, perche’ sara’ ancora piu’ semplice lavorare insieme, visto che ormai il passaggio della conoscenza reciproca e’ stato superato e ci siamo trovati in totale sintonia di intenti e di ideali.
Desidero anche oggi, ultimo giorno tra di noi per questi amici, ripetere il nostro sincero ringraziamento per il nuovo videogastroscopio, che Antonello ha assemblato e che ha rivoluzionato il nostro modo di fare endoscopia digestiva.
Insieme ad Antonello intendo ringraziare ancora la Dottoressa Marina Gardu ed il Dr Luciano Cara, i quali ci hanno inviato lo strumento in questione.

Fr Beppe Gaido
 
 
 

BOLLETTINO CHIRURGICO

Anche oggi esprimiamo la nostra riconoscenza al team chirurgico di Catania per un grosso intervento di resezione anteriore del retto-sigma, dovuto ad una neoplasia intestinale.
L’operazione e’ stata eseguita dal Dr Vincenzo Scala e dai suoi collaboratori, in tempi veramente brevi. Il paziente e’ stabile, cosi’ come il precedente caso di ulcera perforata.

Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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