domenica 2 gennaio 2011

...Dare i numeri

... non e’ per vanagloria o per autoincensamento. E’ riconoscere la grazia del Signore che lavora attraverso di noi, ed e’ contento di quello che facciamo nella “sua vigna”.
Vedere che i numeri sono alti e’ un’occasione per dire grazie a Dio che ci ha dato la forza e ci ha sostenuto nel nostro impegno.
Inoltre sappiamo dal Vangelo che “un albero lo si riconosce dai frutti. Un albero buono non puo’ dare frutti cattivi. Ne’ un albero cattivo puo’ dare frutti buoni”: se fossimo senza pazienti, allora potremmo andare in crisi e piangere sul fatto che Dio non e’ contento di noi.
Ma se “scoppiamo” di malati da tutte le parti, allora abbiamo la fondata speranza che Dio sorrida all’opera che Chaaria porta avanti attraverso di noi.
Non ho ancora molti dati a disposizione dell’anno appena concluso.
Comincio comunque dalla attivita’ chirurgica: gli interventi sono stati 1513 nel 2009 e 1957 nel 2010, con un incremento di 444 procedure.
Vado poi a considerare il numero dei ricoveri ospedalieri, che era attorno agli 8000 nel 2009 ed e’ stato di 11.360 nel 2010, con un incremento superiore alle 2000 unita’.
La attivita’ di endoscopia digestiva e’ iniziata solo nel 2010, ed e’ andata sempre piu’ affermandosi. Abbiamo eseguito 548 procedure endoscopiche, di cui 519 gastroscopie e 29 colonscopie. Durante i suddetti esami, abbiamo eseguito 73 biopsie.
Altri dati non sono ancora disponibili, ma gia’ per questi numeri il nostro cuore e’ ripieno di gioia per le “meraviglie” che Dio ha operato anche attraverso di noi.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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