giovedì 6 gennaio 2011

L'uomo propone e Dio dispone

Avevamo pensato di trasferire Naomi in una scuola convitto, le cui referenze erano migliori di quelle dell’Istituto da lei frequentato al momento.
Era stata Naomi a richiederlo, pensando che fosse arrivato il momento di tagliare il cordone ombelicale con l’ospedale.
Si era resa conto che qui in qualche modo vive nella bambagia, ma che la vita la dovra’ affrontare da sola, nonostante la sua situazione certo molto difficile.
Andare in una scuola convitto l’avrebbe messa davanti a situazioni nuove, come lavarsi la biancheria, sistemarsi la camera, ecc.
Il piano non e’ stato abbandonato, ma in qualche modo posto in ‘stand by’.
Infatti la situazione di salute che si e’ venuta a creare con la ricaduta tubercolare ci ha completamente sconsigliato di portare Naomi lontana dall’ospedale, ed in un ambiente nuovo dove non conosce nessuno.
Naomi tra l’altro ha una iniezione intramuscolare al giorno per i prossimi due mesi, oltre che compresse per otto mesi
Ecco perche’ abbiamo preso la decisione di ritornare dal preside della Gaitu Secondary School, e di accettarla nuovamente per un trimestre.
Come prima, Naomi sara’ una ‘day scholar’, cioe’ la accompagneremo al mattino ed andremo a riprenderla alla sera.
Per il secondo trimestre, speriamo di riuscire a portarla nella scuola che lei stessa aveva scelto.
Ora, con la terapia in atto, Naomi si sente molto meglio, ed anche gli edemi del viso e delle gambe sono scomparsi.
Vi allego due foto che documentano una gita organizzata domenica scorsa con i volontari: abbiamo portato Naomi a visitare la nonna a casa sua a Mikinduri. E’ stata una giornata memorabile sia per lei che per i volontari.

Fr Beppe Gaido e comunita’


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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