lunedì 17 ottobre 2011

Una cisti mesenterica

Makena, giovane paziente di 25 anni, era arrivata lunedi’ scorso con sintomatologia suggestiva di addome acuto (dolore addominale, presenza di resistenza della parete intestinale, dolorabilita’ “rebound”, e vomito). 
L’ecografia aveva evidenziato la presenza di una massa cistica di circa 12 cm in regione ipogastrica. Data la presenza della massa liquida nel basso addome, e considerate le caratteristiche cliniche della paziente, abbiamo posto diagnosi di sospetta cisti ovarica torta, programmando quindi una laparotomia d’urgenza. 
Ad addome aperto, ci siamo pero’ resi conto che l’intestino tenue era molto sofferente (di colore violaceo, terribilmente vicino alla necrosi). La cisti c’era, ma il peduncolo non portava agli annessi uterini; bensi’ al mesentere ileale. 
La massa, come potete vedere dalla foto, non e’ chiaramente mesenterica, ma prende diretto contatto con la parete ileale. Abbiamo constatato che il problema della paziente era in realta’ un volovolo dell’ileo che le stava causando un’occlusione intestinale alta, con rischio di ampia necrosi dell’apparato digerente. 
Probabilmente la cisti (che per ora chiamiamo mesenterica in attesa di riscontro istologico) ha agito con effetto massa; si e’ cioe’ comportata, con il proprio peso, come un perno attorno a cui la peristalsi ha gradualmente attorcigliato l’intestino, fino a causare ischemia. Il primo lavoro e’ stato dunque quello di “svolgere” l’anormale matassa intestinale, e di ricoprire con telini imbevuti di fisiologica le anse molto sofferenti, sperando in una rapida rivascolarizzazione che ne avrebbe prevenuto la necrosi. 
Per fortuna la ripresa dell’intestino e’ stata rapida, ed abbiamo appurato che il colorito ritornava roseo molto celermente. 
Il fatto che la cisti fosse adesa alla parete ileale ha pero’ impedito una cistectomia semplice, obbligandoci ad eseguire una resenzione intestinale alta, con successiva anastomosi latero-laterale. 
Non avendo cucitrici automatiche, il lavoro e’ stato molto lungo, ma la bravura di Salvo e’ stata il segreto di un intervento completamente riuscito. Ora la paziente e’ in settima giornata post-operatoria. 
Oggi le abbiamo rimosso il sondino nasogastrico ed abbiamo provato a farla bere. Finora tutto sta procedendo bene. 
Certo che, se non avessimo aperto subito quella pancia, la giovane donna sarebbe morta di necrosi intestinale. 

Fr Beppe Gaido 







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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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