venerdì 2 dicembre 2011

Chaaria si svuota

Oggi Chaaria saluta molta gente: 
1) Ringraziamo Fratel Albert per il tempo che ha trascorso con noi durante le sue vacanze in patria. Oggi e' partito per casa in Machakos, e da la' ritornera' in Italia per continuare la sua formazione, il giorno 11 dicembre 2011. 


2) Salutiamo con grande riconoscenza Francesca, ostetrica di Milano che ci ha donato un mese di ottimo servizio in maternita' ed in sala operatoria. Come sono utili i volontari che possono fermarsi un po' di piu'! Con loro veramente si inizia un rapporto di collaborazione e di aiuto che ha un impatto sulla gestione ospedaliera. Quando poi, come nel caso di Francesca, i volontari parlano un bell'Inglese, allora essi sono totalmente indipendenti e possono interagire liberamente con il nostro staff locale. 

 
3) Ringraziamo la diocesi di Meru e Fr Roberto Trappa per averci donato per qualche tempo la volontaria, Dottoressa Claire Nolte di Amsterdam. Claire e' appunto una volontaria collegata con l'ufficio cooperazione della diocesi, ed e' stata a Chaaria gia' in precedenza per un periodo di quattro mesi, grazie all'interessamento del nostro Vescovo. 
Quindi stavolta non ha avuto difficolta' a riprendere le abitudini "chaariesi". Grazie a Claire per l'ottimo servizio di notte e di giorno, e ci auguriamo che il seme del volontariato in Olanda possa crescere ulteriormente. 


4) Abbracciamo anche Fulvio che ritorna a Cagliari dopo aver dato man forte per due settimane a Pino nel lavoro infinito della manutenzione a Chaaria. 
Siamo tutti mattoni utilissimi nella costruzione di quel grande sogno che e' Chaaria, e che sta crescendo giorno dopo giorno con la cooperazione di ognuno di noi. 
Che Dio ricompensi il servizio e la generosita' di tutti i volontari. 


Fr Beppe Gaido 





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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